Né troppo sopra né troppo sotto

La seconda casa museo che ho visitato è la Sebastiana, la casa di Valparaíso di Pablo Neruda. Aperta al pubblico nel 1992, fu restaurata così come l’aveva voluta il poeta, che l’aveva inaugurata assieme alla moglie Matilde nel lontano 1961. Una casa stretta, su quattro livelli, piena di angolini squisiti e oggetti di ogni sorta: quadri, mappe, vetri, oblò, lucernari, orologi contenuti fra pareti dipinte di azzurro, giallo, rosa, verde e grandi finestroni che affacciano al porto di Valparaíso. A mano a mano che si sale per le scalette, la vista del mare acquista “possanza” e diventa elemento imprescindibile della casa stessa. Ma tutto ciò non si può capire pienamente senza conoscere la città: un accumulo di case, spesso di lamiera, arroccato su un monte scosceso a picco fino al mare: un po’ partenopea ed un po’ lusitana. Il rumore dell’infinito di fronte, la sensazione di toccare l’estremo oriente, le voci ed i rumori che rimbombano sull’immenso oceano, antichi ascensori di legno che si inerpicano e discendono a fatica da vistose pendenze, rigattieri d’altri tempi e tanto altro che non so spiegare e che non ho visto. Forse per questa unicità il poeta scrive ad una sua amica: “Sento la stanchezza di Santiago. Voglio trovare a Valparaíso una casetta per vivere e scrivere tranquillo. Deve avere alcune condizioni. Non può stare né troppo sopra né troppo sotto. Deve essere solitaria ma non eccessivamente. Vicini, possibilmente invisibili. Non si devono né vedere né sentire. Originale ma non scomoda. Molto alata ma ferma. Né troppo grande né troppo piccola. Lontano da tutto ma vicino al movimento. Indipendente ma vicina ai negozi. Inoltre deve essere molto economica. Credi che potrò trovare una casa così a Valparaíso?” Incredibile: la trovò.