Identità nazionali

  Nel mondo latinoamericano la presa di coscienza della propria diversità sfociò massicciamente nella lotta per l’indipendenza dalla Spagna. Essa ebbe inizio nelle province del Messico, Venezuela e Buenos Aires attorno al 1810 e si protrasse all’incirca fino al 1825. Le popolazioni, approfittando dello stato di confusione in cui era caduto l’impero spagnolo dopo l’occupazione napoleonica, si dichiararono indipendenti. Questi primi tentativi di ribellione, capeggiati da Miguel Hidalgo in Messico, Francisco de Miranda in Venezuela, José Artigas nel futuro Uruguay e José de San Martín in Argentina, si rivelarono in gran parte fallimentari: infatti gli spagnoli riconquistarono tutti i loro possedimenti, se si fa esclusione della regione del Rio de La Plata.

 Nel 1821 una nuova ondata di sommovimenti, questa volta con a capo Bolívar, San Martín ed il generale Sucre, riuscì a dimostrarsi più incisiva, culminando trionfalmente nella battaglia di Ayacucho del 1824. I leader intellettuali dell’Indipendenza erano individui aggiornati sulle dottrine del pensiero contemporaneo ed avevano assorbito i concetti del contratto sociale di Rousseau e di volontà popolare. Nonostante dall’altra parte i rivoluzionari comuni fossero spinti da motivazioni molto più pratiche e materialistiche (Antigas; Hidalgo), i leader non si astrassero mai dalla realtà, infatti si resero conto dei pericoli che avrebbero corso le ex colonie in seguito al crollo dell’impero spagnolo, il più minaccioso dei quali era il formarsi di numerose Repubbliche che sarebbero ben presto cadute in mano alla tirannide. Questa lungimiranza, comunque, non riuscì ad ostacolare l’instaurarsi di poteri forti, tanto che lo stesso Bolívar, a causa del precipitare degli eventi, fu costretto a stabilire un proprio governo assoluto in Colombia. Probabilmente il maggior problema che incontrarono stati fu il mancato rinnovamento della struttura economica, che, in seguito all’indipendenza, non subì mutamenti.

 L’economia del continente si fondava sulla Hacienda (vasto possedimento agrario) e sulla Estancia (fattoria con allevamento di bestiame); i proprietari terrieri tendevano ad appoggiare un governo forte, che li proteggesse dal disordine e dalla guerra civile e che garantisse le loro proprietà. Per questo motivo, dopo la morte dei leader più idealisti, come Bolívar e San Martín, uomini molto più feroci presero il potere un po’ in tutto il continente. Tipici rappresentanti di questa nuova fase furono i caudillos Juan Manuel de Rosas, che mantenne per circa un ventennio il potere in Argentina (fino al 1852), il messicano Santa Anna, universalmente odiato e l’ecuadoriano García Moreno. Caratteristiche comuni fra queste figure erano l’eccentricità, la megalomania ed una diffusa ignoranza.

 Fra tutti gli stati latinoamericani soltanto il Cile godette di una discreta stabilità e libertà, tanto che il governo cileno accolse molti intellettuali costretti all’esilio: grazie a questa apertura proprio qui ebbe luogo una delle prime polemiche latinoamericane fra romantici e classicisti (Bello e Sarmiento). Intellettuali come Echeverría, Sarmiento, Marmol durante la permanenza in Cile continuarono a produrre letteratura, di frequente legata al contesto politico che li riguardava. Queste produzioni letterarie, assieme al proliferare di pubblicazioni di altro genere come gazzette, riviste e giornali, contribuirono alla costituzione di una coscienza nazionale nei singoli stati, ma anche di una coscienza sovranazionale ispanoamericana.

 Negli anni successivi all’indipendenza vengono fondati più periodici che durante tutta l’epoca coloniale; attraverso le notizie relative ai singoli avvenimenti, anche a carattere locale o aneddotico, si andavano diffondendo dei dati che favorivano l’amalgama sociale sia nelle grandi città che in provincia, e contribuirono alla diffusione di idee soprattutto all’interno della borghesia creola. Del resto anche alcune importanti opere letterarie si diffusero attraverso riviste e periodici: si pensi al Matadero di Esteban Echeverrìa.

 Nei paesi che avevano appena conquistato l’indipendenza lo scrittore era spesso in una condizione di isolamento, sorsero pertanto numerosi circoli letterari con lo scopo di incoraggiare lo sviluppo di una letteratura nazionale. A volte questi circoli avevano anche un carattere politico, come il Salon literario di Buenos Aires (1837) o la casa di Domingo Delmonte a La Havana, ma piu spesso si dedicavano esclusivamente alla letteratura: a questo solo scopo sorsero la Academia Letrán in Messico (1839), il gruppo El Mosaico in Colombia (1850) o la Sociedad literaria in Cile (1842). In molti di questi circoli argomento privilegiato era il Romanticismo, non soltanto inteso come atteggiamento, ma anche in quanto mutamento con profonde implicazioni politiche, sociali e filosofiche, prodotto di una nuova sensibilità letteraria.

 In America Latina Romanticismo significò soprattutto affermazione delle libertà individuali e del nazionalismo; in questo modo la nuova letteratura si identificò con l’aspirazione ad una riforma politica e sociale ed i nuovi intellettuali fecero del romanzo e della poesia gli strumenti attraverso cui attaccare le ingiustizie sociali e creare un sentimento patriottico. In questo senso l’influenza del Romanticismo agevolò anche il rifiuto della tradizione spagnola. Gli studi storici ed i saggi del periodo tendono a rilevare ed esaltare le differenze esistenti fra i nuovi paesi e la Spagna, sottolineando gli errori di quest’ultima nell’amministrazione delle sue colonie.

 Gli scrittori si erano persuasi del fatto che il governo coloniale fosse responsabile dell’arretratezza del continente, in quanto rappresentante di una delle potenze più reazionarie ed oscurantiste d’Europa, dunque un modello negativo per le nazioni che aspiravano a tramutarsi in democrazie moderne. Costoro erano alla ricerca di forme e temi originali per la loro letteratura, che doveva incarnare l’identità nazionale; per la prima volta dunque, osservarono e descrissero la loro terra al fine di accrescerne la dignità.

 Esteban Echeverría e Domingo F. Sarmiento, entrambi argentini, sono gli scrittori che maggiormente si fecero portavoci delle influenze della letteratura romantica e del nazionalismo. Il romanticismo viene assimilato in modo originale da Echeverría, che, prendendo spunto dalla descrizione del deserto di Victor Hugo, si lancia nella descrizione di una Pampa concreta. Da questo momento la letteratura ispanoamericana, sebbene le classificazioni della critica continuino a ricalcare i movimenti europei ( realismo, naturalismo), acquisisce le sue proprie peculiarità, fino a creare un movimento letterario completamente a parte: il modernismo.

 Per la prima volta, alla fine del XIX° secolo, la Spagna riceveva l’influenza di una creazione letteraria ispanoamericana; ciò aprì le porte ad una letteratura sempre più immersa nella ricerca del suo proprio stile. In seguito, nel XX° secolo, Alejo Carpentier introdusse il concetto di real maravilloso , alludendo ad una identità di differente indole rispetto alla europea, mentre Miguel Angel Asturias distinse nettamente il surrealismo cerebrale francese da quello autoctono degli antichi racconti Maya, a cui si ispirò nel creare i suoi romanzi. I differenti “punti di vista” ed i molteplici narratori suggeriscono il reale caos di Città del Messico, principale protagonista del La región más transparente di Carlos Fuentes.

 Dalle tendenze sopra descritte, in relazione alle correnti straniere, è possibile notare con quali modalità la letteratura ispanoamericana sa prendere spunto da ciò che si produce all’esterno, per poi riprodurlo attraverso proprie forme peculiari ed originali.

 Bibliografia

Miguel Angel Asturias, Hombres de maiz , Madrid : Alianza Editorial, 1996 Vanni Blengino, Oltre l’oceano , Roma : Edizioni Associate, 1987

 Simon Bolivar, Carta de Jamaica , [s. l. : s. n. ], 1816

 Rosalba Campra, America Latina. l’identità e la maschera , Roma : Meltemi, 1982

 Alejo Carpentier, El reino de este mundo , Città del Messico : Edición y Distribución Iberoamericana de Publicaciones, 1949

 Francois Chevalier, América Latina de la independencia a nuestros dias , Città del Messico : Fondo de cultura económica, 1999

 Esteban Echeverría, La cautiva ; El matadero , Buenos Aires : Kapelusz,1994

 Jean Franco, Introduzione alla letteratura ispanoamericana , Milano : Mursia, 1993

 Carlos Fuentes, La región más transparente , Città del Messico : F.c.e., 1987

 Dario Puccini, “Il giornalismo ispanoamericano: fonte e stimolo di identità culturale” in Vanni Blengino (a cura di), Nascita di una identità , [s. l.] 1990?

 Dario Puccini- Saul Yurkievich (a cura di), Storia della civiltà letteraria ispanoamericana , Roma : Utet, 2000

 Domingo Faustino Sarmiento, Facundo , Buenos Aires : Centro Editor de América Latina,1973

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