Una rivista, un’antologia e 22 ragazzi

GRANTA, Los mejores narradores jovenes en español, Duomo ediciones : 2010

La rivista Granta porta il nome del fiume che lambisce la città di Cambridge. Fu fondata nel 1889 da alcuni studenti della celebre Università e nel corso degli anni ha ospitato sulle sue pagine scritti di Sylvia Plath, Saul Bellow, Raymond Carver, Bruce Chatwin, Nadine Gordimer, Milan Kundera, Doris Lessing, Ian McEwan, Gabriel García Márquez, Salman Rushdie. Su Granta sono comparsi anche i primi lavori di Arundhati Roy.  Visto il successo e l’autorevolezza della rivista, ad essa negli anni ’80 venne associata un’antologia che selezionava narratori britannici, ora divenuta quasi mitica; in seguito se ne editarono altre due dedicate agli statunitensi ed ancora due ai britannici. Da qualche anno vanta anche una edizione spagnola, diretta da Valerie Miles e Aurelio Majors. In questo nuovo quadro, per la prima volta Granta propone un’antologia dei migliori scrittori giovani che si esprimono in una lingua diversa da quella inglese: lo spagnolo. In essa compaiono 22 scrittori al di sotto dei 35 anni che hanno pubblicato almeno un’opera, alcuni noti ed altri meno, pochi tradotti in inglese. Il numero è uscito quasi simultaneamente sia in spagnolo che in inglese. I giovani sono stati selezionati da una commissione composta dallo scrittore argentino Edgardo Cozarinsky, lo scrittore guatemalteco di espressione inglese Francisco Goldman, la giornalista britannica Isabel Hilton e la critica catalana Mercedes Monmany, oltre ai direttori di Granta en español. La selezione finale, che reputo rigorosa, evidenzia la preponderanza di nomi argentini (8) e spagnoli (6), tutti gli autori sono di ottimo livello e presentano caratteristiche interessanti, chi per la trama e l’intreccio, chi per lo stile, chi per i temi trattati, chi per tutti questi elementi assieme.  La letteratura messicana e colombiana, che negli anni del boom spiccavano rispetto alle altre del Continente, sono ora rappresentate da un autore a testa: Antonio Ortuño con Boca pequena y labios delgados e Andrés Ressia Colino con Escenas de una vida confortable.

Nella narrativa degli spagnoli risalta la fascinazione per le mutazioni dello spazio urbano, per il significato simbolico degli elementi architettonici e per l’influenza che essi esercitano sull’animo e sull’umore dei personaggi. I protagonisti che si avvicendano nei diversi racconti mantengono sostanzialmente un atteggiamento passivo, da osservatori esterni dell’ambiente circostante e del proprio mondo interiore, risultando sempre sottilmente permeati da un margine di alienazione. Significativi in questo senso sono Eva y Diego di Alberto Olmos e La vida de Hotel di Javier Montes.  I caratteri della prosa e dello stile del boliviano ventinovenne Rodrigo Hasbún, il più giovane della selezione, emergono efficaci ed accattivanti. Il racconto El lugar de las pérdidas pecca un po’ di autobiografismo mascherato, ma si fa abbondantemente perdonare con un incalzare di sensazioni ed elucubrazioni geniali e sommamente poetiche: velocità e ingenuità scanzonata contrapposte ad una consapevolezza depressiva in salsa cosmopolita, rappresentative della sua generazione. Il risultato è un miscuglio ben riuscito ed originale. E’ bene sottolineare che la giuria stessa ha dichiarato di aver voluto selezionare non tanto le opere, quanto gli autori a loro avviso più promettenti; ciò che si trova nell’antologia non sono dunque necessariamente gli scritti migliori, ma gli autori che hanno maggiore possibilità di farsi notare in futuro. Ho trovato splendido anche lo stile narrativo di Lucia Punzo in Cohiba, sebbene il racconto si chiuda con un finale ai miei occhi forse sbrigativo. Il peruviano Santiago Roncagliolo propone Barras y estrellas, un racconto piano, semplice ma solido, in cui si avverte una vaga influenza del giovane Vargas Llosa e di José Emilio Pacheco. Infine cito Formas de volver a casa del cileno Alejandro Zambra, intanto perché trovo il titolo molto attraente, poi perché è uno dei pochi racconti che si svolge attorno ad un fatto storico: il terremoto del 1985, arrivando a citare perfino Augusto Pinochet. In effetti questi scritti sono per lo più concentrati in episodi intimi, sentimenti privati, poco inclini a farsi avvolgere da un presente storico in cui i personaggi, per mantenere veridicità, non possono credere più.

Ho l’impressione che gli autori si rifugino nell’intimità, non tanto per elevarla a spazio mitico di salvezza, quanto per fissarla, indagarla analiticamente e constatare se esiste ancora una possibilità di sopravvivenza priva di nevrosi, oppure di felicità se si preferisce, quanto meno in quell’ambito, dal momento che lo spazio pubblico non aderisce alle loro realtà, ma suona solo come una rappresentazione sullo sfondo delle vite raccontate.

Libreria Spagnola a Roma: sopralluogo

Durante queste festività natalizie ho avuto modo di visitare personalmente la rinnovata Libreria spagnola, di cui ho parlato in precedenza. Al pubblico ho trovato 2 ragazzi spagnoli ed un’italiana, ha un aspetto più curato, l’ambiente non è  ampio, ma da un’idea di spaziosità. Mi sono sentita rincuorata all’idea che non farà parte di nessuna grande catena di librerie e manterrà le sue caratteristiche originali. L’offerta non è immensa, soprattutto per quel che riguarda l’America Latina, ma avendo le idee chiare si può ordinare qualsiasi titolo, c’è anche una micro sezione di libri in lingua portoghese e diversi libri per bambini.

Come avrei cercato di salvare l’IILA

A) Avrei messo una petizione on line chiedendo ai soci AISPI, AIB e all’Associazione ispanoamericanisti di firmare in massa

B) Avrei cercato di trasformare almeno la Biblioteca ed i suoi annessi in Fondazione

C) Avrei assunto, anche facendo una colletta tra studiosi, un consulente per attivare un fund raising con tutti i crismi

D) Avrei nel frattempo attivato una intensa collaborazione con L’Istituto Berlinese IAI per avviare un serio Benchmarking fra istituti ecapire cosa andava e cosa no ed in generale su cosa puntare per il futuro

E) Avrei diffuso capillarmente un Comunicato stampa semplice, efficace ed aggressivo, snocciolando cifre e dati su ciò che si andrà a perdere e su quello che si vorrebbe salvare

F) Avrei lasciato confluire il vecchio personale al Ministero

G) Avrei fatto una seria selezione di professionisti trentenni disposti a collaborare con la speranza di un radioso futuro nella nuova Fondazione: Storici dell’arte, della Letteratura, Ingegneri, Agronomi, Bibliotecari, Allestitori di mostre ed esperti di attività culturali

H) Avrei cercato una sede di almeno 2000 mq per la Biblioteca, più periferica ma vicina ad una stazione metropolitana, magari facendo una proposta di progetto di recupero urbano

Perchè non l’ho fatto?

Perchè nessuno mi avrebbe ascoltato.

In Italia ognuno ha un santo in paradiso e non è prevista la guerra ai santi. La guerra santa invece si, nonostante la Costituzione.

Libreria spagnola a Roma

Dal 1962  si occupa di rendere disponibili i libri editi in lingua spagnola a Roma. Da qualche mese ha cambiato gestione, sono proprio curiosa di vedere chi sostituirà le due signore tutte d’un pezzo che ai tempi dell’Università mi rimediavano, con i loro tempi, libri altrimenti introvabili e per questo ai mei occhi sacri. Non era ancora il tempo di Amazon e delle librerie on line. Un piccolo scrigno incastonato in Piazza Navona: al fianco la galleria dell’Instituto Cervantes, di fronte l’imponente ed immacolata Ambasciata del Brasile, tutto contribuiva a farmi credere che stavo studiando qualcosa di importante e maestoso, forse in tempi ormai remoti è stato così, forse fra poco lo sarà ancora, vista la vorticosa ascesa economica del Brasile!