Semplicemente geniale

gutierrez

Alla Casa delle Traduzioni mercoledì 3 dicembre ore 12 primo incontro con il pubblico italiano di Vicente Battista dopo la recentissima pubblicazione del suo primo romanzo in lingua italiana per Voland, dal titolo Semplicemente Gutiérrez. Con l’autore dialoga la traduttrice Marika Marianello.
Il protagonista Gutiérrez è un ghost-writer che dietro numerosi pseudonimi scrive libretti senza alcun valore letterario su commissione dell’ avido editore Marabini. Ha un solo interlocutore in carne ed ossa con cui si concede riflessioni filosofiche e una piccola tribù di amici virtuali. Per il resto Gutiérrez conduce un’esistenza angusta e abitudinaria, con una sola ambizione: scrivere il suo romanzo autentico che nemmeno i correttori, un esercito di faccendieri senza identità, oseranno modificare. Purtroppo però quel romanzo è destinato a restare tragicamente senza pubblico. Semplicemente Gutiérrez è un libro sul mondo editoriale, sul rapporto tra letteratura alta e di consumo, sulla problematica del doppio, sulla lucida e paranoica angoscia di stampo kafkiano, ma anche un metaromanzo sull’alienazione che rivela l’autoreferenzialità del mondo della letteratura.
Vicente Battista è nato a Buenos Aires nel 1940. Scrittore e sceneggiatore argentino, è redattore della rivista letteraria El escarabajo de oro, e direttore di Nuevos Aires, rivista che ha fondato insieme a Mario Goloboff nel 1970. Ha scritto diverse raccolte di racconti e tre romanzi: El libro de todos los engaños (1984), Siroco (1985) e Sucesos argentinos (1995). Di questi ultimi due esistono due traduzioni in francese: Siroco (1993), Editions Le Mascaret, e Le tango de l’homme de paille (2000), Gallimard. Attualmente tiene una rubrica settimanale nel Suplemento Literario Télam dal titolo «Escritores y escrituras». Nel 1995 ha ricevuto il Premio Planeta.

Mostra virtuale: i libri di Cortàzar

Inaugurata una piccola ma stuzzicante mostra virtuale dall’Istituto Cervantes. Si tratta della biblioteca privata di Julio Cortàzar, quattromila volumi della casa di Rue Martel che la vedova Aurora Bernàrdez ha donato alla Fondazione Juan March. Il progetto della mostra è stato curato da Jesùs Marchamalo, che domani si intratterrà in una “tertulia” con Gianrico Carofiglio nella Galleria Cervantes di Piazza Navona a Roma. Sono presenti le varie edizioni dei libri dell’autore in diverse lingue ed una serie curiosa di libri rari, d’arte ed edizioni antiche. I libri risultano molto spesso annotati dall’autore: dediche, puntigliose osservazioni, ironiche correzioni ad errori di stampa che rivelano il carattere ironico e meticoloso del grande scrittore. Ma a mio avviso la parte più interessante è la ricostruzione della storia di una strana edizione illustrata che non fu mai distribuita e per diverso tempo è stata ritenuta perduta: El tango de la vuelta.

 

E

Memorie di un’infamia

Donna e giornalista: in Messico significa per lo meno partire svantaggiata…Lydia Cacho nasce a Città del Messico nel 1963, ed oltretutto è femminista ed attivista per i diritti umani. Insomma rischia la vita da un po’. In particolare dal 2005, anno in cui pubblica Lo demonios del Eden, raccontando la storia di Jean Succar Kuri, noto imprenditore proprietario di alberghi accusato di far parte di un giro di pedopornografia e prostituzione minorile insieme a importanti personaggi politici e uomini dai torbidi affari. Vero e proprio giornalismo d’inchiesta in trincea, come da noi non si usa quasi più: Lydia viene citata per diffamazione e arrestata illegalmente da un gruppo di poliziotti, ricordo che quelli messicani sono considerati i più corrotti del mondo, picchiata e rinchiusa nel carcere di Puebla. Il suo ultimo libro, appena pubblicato in Italia da Fandango si intitola Memorie di un’infamia e narra di quanto ha vissuto in prima persona in quel periodo, in un paese in cui i giornalisti sono presi di mira, minacciati ed assassinati a decine ogni anno. Nonostante i consigli dello United Nations Human Rights Council, la Cacho non si è allontanata dal Messico. Vive sotto scorta e continua ad investigare e denunciare.  Martedi 13 dicembre alle ore 18.30 presso lo spazio espositivo di piazza Navona avremo l’opportunità di poterla conoscere grazie alle iniziative dell’Istituto Cervantes di Roma correlate alla mostra Testigos del olvido. In quell’occasione Lydia Cacho presenterà il suo libro  uscito in lingua spagnola nel 2008.

Un’intervista

Altre informazioni

RECUERDO DE LA MUERTE

25 anni fa moriva Jorge Luis Borges. In un remainders di Torino mi sono da poco imbattuta in una piacevole scoperta: Sette conversazioni con Borges di Fernando Sorrentino, un libro con copyright del ’96 uscito in Italia con Mondadori nel ’99.  L’allora giovane scrittore Sorrentino ha avuto il piacere di conversare con Borges tra il 1968 ed il 1969 in una stanza appartata della Biblioteca nacional, che si poteva raggiungere solo “aprendo alte porte” e salendo “inaspettate scale a chiocciola”. I temi delle conversazioni sono naturalmente letterari, ma anche politici e psicologici: aneddoti e ricordi autobiografici che sconfinano nell’imprecisione e nella fantasia, creando una realtà parallela impercettibilmente scostata dal vero per il lettore contemporaneo. L’aspetto a mio avviso più interessante del libro sta nel punto di vista meta letterario, vi si trovano le idee che il Borges di allora aveva su Roberto Arlt, Leopoldo Lugones, il Tango, una visione del suo rapporto con Bioy Casares ed una infinità di altri personaggi argentini del ‘900.

Il libro risulta allettante per gli appassionati di Borges e di letteratura argentina ma anche per sorprendenti analogie politiche con la realtà italiana contemporanea, che trae profondi spunti dal Peronismo:

 

F. S.: Secondo lei come può nascere nel cervello di qualcuno l’idea di diventare un Dittatore?

J. L. Borges: La verità è che mi sembra un’idea puerile, non è vero? Credo che l’idea di comandare ed essere ubbidito corrisponda più alla mente di un bambino che a quella di un uomo. Non credo che i dittatori in generale siano persone molto intelligenti. Anche il fanatismo  può portare a questo. Il caso di Cromwell, per esempio: ritengo che lui come puritano e calvinista, credesse di avere qualche diritto. Ma nel caso di altri dittatori più recenti, non credo siano stati spinti dal fanatismo. Credo piuttosto che a spingerli fosse un’ansia istrionica, un desiderio di essere applauditi, di essere obbediti e forse la semplice voglia puerile di pubblicità, che è una voglia che non capisco.

 

So che è banale ma Borges resta il mio scrittore preferito di sempre, non ritengo validi tutti i suoi giudizi e le sue prese di posizione, eppure resta immenso, multi sfaccettato, umile e divino, forse perché concordo in pieno con la sua idea di fruizione della letteratura:

 

…giudico la letteratura in modo edonistico. Vale a dire, giudico la letteratura secondo il piacere o l’emozione che mi dà. J. L. B.

Una che scrive contro il rogo

Non sono uno “scrittore”, sono unachescrive. Da unachescrive e da bibliotecaria provo orrore e repulsione per le dichiarazione di una parte di classe politica veneta in merito agli indici di libri da mandare al rogo ed al boicottaggio degli scrittori non graditi. Sono diversi anni che la Lega sta provando ad intervenire nelle biblioteche pubbliche, ha iniziato con pseudo pubblicazioni più o meno propagandistiche o pamphlettistiche donate a pioggia a tutte le biblioteche di un dato territorio e adesso si sta spingendo oltre. Sottoscrivo virtualmente l’appello che si trova qui:

http://www.carmillaonline.com/archives/2011/01/003769.html#003769

Libreria spagnola a Roma

Dal 1962  si occupa di rendere disponibili i libri editi in lingua spagnola a Roma. Da qualche mese ha cambiato gestione, sono proprio curiosa di vedere chi sostituirà le due signore tutte d’un pezzo che ai tempi dell’Università mi rimediavano, con i loro tempi, libri altrimenti introvabili e per questo ai mei occhi sacri. Non era ancora il tempo di Amazon e delle librerie on line. Un piccolo scrigno incastonato in Piazza Navona: al fianco la galleria dell’Instituto Cervantes, di fronte l’imponente ed immacolata Ambasciata del Brasile, tutto contribuiva a farmi credere che stavo studiando qualcosa di importante e maestoso, forse in tempi ormai remoti è stato così, forse fra poco lo sarà ancora, vista la vorticosa ascesa economica del Brasile!