Quando nel 1938 Frida Kahlo conobbe André Breton, lui si complimentò vivamente, definendo la sua arte surrealista al più alto livello. Frida rispose che lei non dipingeva sogni, ma la sua realtà. Era vero, quello che agli occhi di un europeo sembravano sogni o bizzarrie, erano segni decifrabilissimi nell’universo simbolico messicano e nella biografia dell’autrice. Frida dipingeva il suo mondo, in modo autentico, profondo, soavemente semplice, come gli artisti indigeni delle prime chiese coloniali raffiguravano angeli e serpenti piumati allo stesso tempo.
Per chiunque dovesse prima o poi trovarsi a Coyoacan consiglio di far visita alla Casa Azul, la casa Museo di Frida Kahlo in cui sono raccolte le sue opere ed in cui nacque nel 1907. Il marito Diego Rivera si dedicò negli ultimi anni della sua vita a far conoscere il lavoro della moglie e donò la casa al popolo messicano. Con grande ammirazione affermava: “Frida è la prima donna nella storia dell’arte ad aver affrontato con assoluta e inesorabile schiettezza, si potrebbe dire in modo spietato ma nel contempo pacato, quei temi che riguardano esclusivamente le donne”.