Come avrei cercato di salvare l’IILA

A) Avrei messo una petizione on line chiedendo ai soci AISPI, AIB e all’Associazione ispanoamericanisti di firmare in massa

B) Avrei cercato di trasformare almeno la Biblioteca ed i suoi annessi in Fondazione

C) Avrei assunto, anche facendo una colletta tra studiosi, un consulente per attivare un fund raising con tutti i crismi

D) Avrei nel frattempo attivato una intensa collaborazione con L’Istituto Berlinese IAI per avviare un serio Benchmarking fra istituti ecapire cosa andava e cosa no ed in generale su cosa puntare per il futuro

E) Avrei diffuso capillarmente un Comunicato stampa semplice, efficace ed aggressivo, snocciolando cifre e dati su ciò che si andrà a perdere e su quello che si vorrebbe salvare

F) Avrei lasciato confluire il vecchio personale al Ministero

G) Avrei fatto una seria selezione di professionisti trentenni disposti a collaborare con la speranza di un radioso futuro nella nuova Fondazione: Storici dell’arte, della Letteratura, Ingegneri, Agronomi, Bibliotecari, Allestitori di mostre ed esperti di attività culturali

H) Avrei cercato una sede di almeno 2000 mq per la Biblioteca, più periferica ma vicina ad una stazione metropolitana, magari facendo una proposta di progetto di recupero urbano

Perchè non l’ho fatto?

Perchè nessuno mi avrebbe ascoltato.

In Italia ognuno ha un santo in paradiso e non è prevista la guerra ai santi. La guerra santa invece si, nonostante la Costituzione.

Se a qualche studente-ricercatore pungesse vaghezza…

Un Instituto Ibero-Americano (IAI) a Berlino. Le fondamenta  ideali vengono poste ancor prima della Grande Guerra, quando il Ministero dell’Educazione Prussiano decise di fondare a Berlino un istituto per tedeschi, che già in tanti avevano colonizzato l’America Latina, e latinoamericani; ma l’Istituto vede effettivamente la luce nel 1930. Grazie alla donazione dell’erudito argentino Ernesto Quesada di 82.000 volumi, a condizione che fossero usati per la creazione di una nuova istituzione incaricata di coltivare relazioni interculturali fra intellettuali tedeschi e Latinoamericani, nacque un modello di istituto basato su tre filoni: información, investigación, intercambio cultural, ancora oggi vigente. Alla Biblioteca Quesada si aggiunsero via via altri importanti fondi ed attualmente si considera la più importante Biblioteca di ambito latinoamericano d’Europa. Io non l’ho mai visitata, perchè coltivo il sogno segreto di esservi invitata con tutti gli onori in un giorno non troppo lontano…

Lo IAI era ed è inoltre suddiviso per aree geografiche, con l’obiettivo di “ilustrar sobre los rasgos distintivos de los países ibero-americanos”  e la “erradicación de falsas ideas“, cosa che mi sembra particolarmente stimabile nel contesto sociale della Berlino degli anni ’30. Nel 1934 il generale Wilhelm Faupel, del partito nazionalsocialista (NSDAP), fu nominato direttore dello IAI sottoponendolo al controllo del regime, creando comunque una stretta rete di relazioni con l’America Latina e la Penisola iberica. Alla fine della guerra, in seguito ai bombardamenti, andarono perduti circa 40.000 volumi. Il Ministero della Difesa statunitense era al corrente dell’attività propagandistica dell’Istituto e si propose in un primo momento di scioglierlo, ma per fortuna sopravvisse come “Biblioteca Latinoamericana” sotto la competenza del comune di Berlino. Solo nel 1962 riacquistò il suo nome e le sue funzioni. Attualmente, dopo altre vicissitudini, si trova in Potsdamer Straße 37 (Tiergarten), vicino alla Biblioteca statale di Berlino. L’Istituto eroga Borse di Studio, promuove viaggi e scambi per ricercatori, eventi culturali e pubblicazioni. Insomma sembra un sogno, se solo avessi studiato il tedesco al momento giusto…

http://www.iai.spk-berlin.de/

http://movilidad.universiablogs.net/tag/investigacion/page/2