Migrazioni

L’emigrazione/immigrazione, intesa come spostamento di moltitudini di esseri umani, essenzialmente per motivi di sussistenza o di sovraffollamento, è un fenomeno che ha investito l’America intera fin dalla “scoperta”. Anche i primi conquistadores furono in un certo senso degli emigranti: provenienti in gran parte dalla Castiglia, decidevano di affrontare il lungo viaggio verso il nuovo mondo a causa della povertà, dovuta all’arretratezza in campo agricolo, nella speranza di arricchirsi con la conquista di proficui e accessibili bottini di guerra.

Altri fenomeni di emigrazione si ebbero in diversi momenti storici e furono causati soprattutto dall’instabilità politica delle nazioni latinoamericane e dalla frequente insorgenza, dall’indipendenza in poi, di dittature militari. Certamente uno dei fenomeni immigratori più vistosi fu quello che investì l’Argentina, così come il Brasile, a varie ondate, dallla metà dell’ottocento fino al secondo dopoguerra del novecento. L’emigrazione in Argentina nacque da una precisa teorizzazione politica, scaturita dalle riflessioni di Domingo Faustino Sarmiento e Juan Bautista Alberdi, in seguito supportata da quasi tutta la classe dirigente, seppur con differenti modalità.

Le teorie dei due intellettuali possono riassumersi in un programma che prevede: progresso, espansione della frontiera interna e colonizzazione (nord)europea, che venne attuato, senza molte modifiche, con sorprendente celerità fino ai primi decenni del novecento. La certezza che il destino del paese fosse legato all’espansione della frontiera, cioè alla “riappropriazione” del territorio ed alla necessità di civilizzarlo, venne condivisa dalla maggior parte dell’intellighenzia argentina del XIX° secolo. Il flusso migratorio che raggiunse il paese fu invece costituito da popolazioni del sud dell’Europa, tra le quali la comunità italiana fu la più consistente sia dal punto di vista numerico, sia per il ruolo che ebbe nella costituzione dell’identità nazionale argentina.

Il Facundo di Sarmiento ed il Martín Fierro di José Hernández esprimono due atteggiamenti contrapposti nei confronti della frontiera e dell’immigrazione. La pampa evocata da Sarmiento doveva essere lo spazio ideale di inserimento del colono nordeuropeo protestante; l’immigrazione riguarderà invece, come abbiamo visto, prevalentemente gli italiani che preferiranno insediarsi “a las orillas” di Buenos Aires.

Nel MartínFierro la pampa è occupata dal gaucho, simbolo di una cultura pastorile, che si contrappone al gringo, agricoltore. Per Sarmiento la pampa è aperta alle potenzialità dell’immigrante, per Hernández è invece occupata dal gaucho e dagli indios. Nella pampa del MartínFierro avviene il primo incontro fra i due personaggi; l’opera sarà un modello per tutta la letteratura posteriore. Entrambi sono militari, ma mentre il gaucho subisce l’arruolamento forzato, all’immigrante spetta un compenso. Fierro si accanisce in particolar modo contro il napoletano, preso di mira in quanto, alla stregua dei gallegos , accettava i lavori più disprezzati ed aveva atteggiamenti giudicati eccessivamente accondiscendenti. Per il gaucho il gringo è incomprensibile, vigliacco ed incapace poiché non ne condivide gli stessi valori ed abilità.

La conflittualità sarà il tema ricorrente del rapporto fra gaucho ed immigrante, si pensi a Juan Moreira o a Don Segundo Sombra , in cui il gaucho si converte in una sorta di cavaliere medievale sfrattato da uno spazio che ormai appartiene all’immigrante: la letteratura esalta ciò che l’economia e la politica stavano rinnegando. Nel Facundo Sarmiento rende invece la pampa uno spazio mitico, sebbene, pur riconoscendo il valore del gaucho, non possa tollerare un soggetto estetico proprio della barbarie.

L’oligarchia, forte ed omogenea, accetta di buon grado l’immigrazione, a condizione che non abbia possibilità di ascesa sociale; questo elemento viene messo in risalto dal romanzo urbano naturalista che, da una parte dipinge l’inferiorità dell’immigrante (Sin rumbo, Inocentes o culpables ) e dall’altra ne esalta la produttività e lo identifica con il progresso ( Libro extraño, Irresponsable ): nel secondo caso il protagonista è il figlio dell’immigrante, che ha avuto la possibilità di integrarsi ed acculturarsi.

In effetti la massa migratoria coinvolgeva i settori più poveri della società, prevalentemente agricoltori, provenienti da tutta Italia: ciò creò anche una conflittualità dovuta alla mancanza di coesione. Questa comunità viveva in sé un paradosso, in quanto proveniente da uno stato da poco unificato, che possedeva profonde radici regionali e mancava di uniformità linguistica. E’ probabilmente per questo motivo che il ruolo culturale dell’immigrato non produsse riconoscimenti quanto quello produttivo. Il gringo , più che protagonista della vita culturale, divenne da subito un personaggio letterario e teatrale molto sfruttato nel dibattito sull’immigrazione, proprio grazie alle sue contraddizioni. In Italia, invece, sia il mondo della cultura che il governo, ignorarono l’emigrante, fatta eccezione per Edmondo De Amicis, che ebbe modo di visitare l’Argentina.

Negli anni che vanno dal 1870 al 1930 circa la letteratura argentina, prodotta dalla classe dirigente creola, si concentra dunque sulla questione dell’immigrazione italiana, sia per descriverne il processo di assimilazione della lingua che i contrasti culturali che provocò. Con l’aprirsi del “decennio infame” si chiude il ciclo caratterizzato dalla figura dell’immigrato italiano, che però continua a mantenere un ruolo, derivato dalla letteratura precedente, nei mass media, nel sainete e soprattutto nel tango.

Per l’immigrato “partecipare” al tango era un modo per guadagnarsi da vivere e contemporaneamente un tentativo di amalgamarsi al paese ed ai suoi costumi. Non è facile indagare che tipo di relazioni si produssero fra creoli ed italiani e quali di queste influenzarono la nascita di questo fenomeno; certo è il contributo linguistico in termini di frasi fatte, detti e vocaboli che andarono a costituire “el habla de Buenos Aires” , ovvero il linguaggio argotico denominato Lunfardo . Certi anche l’eredità della gestualità, gli usi e gli artisti, che diedero un importante contributo alla diffusione del tango. Si pensi a Santos Discepolo, di origini napoletane, padre dei celebri Enrique ed Armando Discepolo, o alle numerose orchestrine composte in gran parte da italiani.

Grazie alla musica, alla danza ed alla poesia del tango gli immigrati trovarono il loro personale modo di incorporarsi alla nuova nazione ed al contempo di dare un enorme apporto alla cultura del paese che li ospitava: la nostalgia e la tristezza che, come suggerisce Horacio Salas, accompagna sempre lo sradicamento.

Bibliografia

Juan Bautista Alberdi, Bases y punto de partida para la organización política de la Repùblica Argentina , [s. l. : s. n.] 1852

Antonio Argerich, Inocentes o culpables , Alicante : Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes, 2000

Vanni Blengino, Il vallo della Patagonia , Reggio Emilia : Diabasis, 1998

Vanni Blengino, Oltre l’oceano , Roma : Edizioni Associate, 1987

Eugenio Cambaceres, Sin rumbo , Buenos Aires : El Ateneo ,1994

Francesca Cantù, < impossibile memoria una di Cronache d’America.>, Roma : Ed. Associate, 1998

François Chevalier, América Latina de la independencia a nuestros dias , Città del Messico : Fondo de cultura económica 1999

José Hernández, Martín Fierro , Buenos Aires : El Ateneo, 1988

Manuel T. Podesta, Irresponsable , Buenos Aires : Fondo Nacional de las Artes , [s.d.]

Domingo Faustino Sarmiento, Facundo , Buenos Aires : Centro Editor de América Latina,1973

Francisco Sicardi, Libro extraño , Buenos Aires : Lugar, 1994

David Viñas, Indios ejército y frontera , Buenos Aires : Santiago Arcos, 1982

11 thoughts on “Migrazioni

  1. salve, sto scrivendo una tesi sul tango e al momento sto cercando del materiale sul tango e sainete. potreste indicarmi dei siti che abbiano del materiale specifico o riviste specializzate? il mio contatto é emma.pansardi@gmail.com. cordiali saluti,
    emma

  2. ok, scrivimi una e mail per esteso spiegandomi un po’ meglio… hai degli autori di riferimento, immigrazione interna dal Perù ad esempio? Oppure parli degli esuli della dittatura?

    • io sto facendo una tesi su Antonio Dal Masetto..e uno dei capitoli tratterà la letteratura dell’immigrazione, ovvero la letteratura di immigrati o discendenti di immigrati, genere che si è sviluppato dopo la dittatura in Argentina.

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