GUEVARA E CUBA A TRASTEVERE

Oggi alle 18.00 presso il Museo di Roma in Trastevere, in Piazza S. Egidio 1/b, si inaugurano due mostre fotografiche promosse da Roma Capitale: Che Guevara Fotografo, concepita per far conoscere la produzione fotografica di Ernesto Che Guevara ed il suo lato artistico. La mostra è stata parzialmente presentata per la prima volta a Cuba nel 1990 e poi ospitata da città latinoamericane ed europee. In concessione temporanea dal Centro Studi Che Guevara di L’Avana.

Cuba una storia anche italiana, celebra un particolare “matrimonio esotico” tra culture solo apparentemente lontane, evidenziandone il loro rapporto, poco noto ma sorprendente, attraverso il racconto delle vicende di tanti protagonisti, da Colombo fino ai giorni nostri.

Mostrare e dimostrare le assenze

Un fratello piccolo, dopo più di 30 anni, utilizza il suo ingegno ed il suo talento come fotografo per dimostrarci, se ancora ce ne fosse bisogno, che è accaduto davvero, che non è solo fiction quello di cui un po’ tutti abbiamo sentito parlare e che oggi a taluni risulta una storia ripetitiva e lontana nel tempo e nello spazio. Su suggerimento del “tano” de largentina.org mi reco a questa mostra senza sapere di preciso cosa aspettarmi: AUSENC’AS di Gustavo Germano. Il luogo è tecnologicamente all’avanguardia e ben curato, l’allestimento minimale ma sofisticato. In mostra 14 foto di allora ed altrettante di oggi, in quelle degli anni ’70 le persone raffigurate sono di più, ti avvicini e capisci. Le medesime foto sono ricostruite 30 anni dopo. Quello che risalta è l’assenza, il lutto, il legame familiare o d’amicizia, la solitudine di chi è rimasto ed il senso di ingiustizia per chi non c’è più. In una di queste riconosco l’autore, il più piccolo di 4 fratelli, il più grande è scomparso, nella brochure c’è la sua storia di resistenza e di morte. In un’altra una bambina fra i 2 genitori felici su un lettone, in quella attuale una giovane donna da sola, al’incirca la mia età, di foto così vicino ai miei io ne ho a profusione. Il cuore mi si stringe, le lacrime escono da sole, l’espressione del mio viso resta congelata in quella sofferenza che posso condividere, ma i cui aspetti più crudeli ed intimi nemmeno so immaginare. Un paradossale senso di rabbia e rassegnazione mi lascia in silenzio.