Quando parlavamo coi morti

MarianaRicevo un’e mail dall’ufficio stampa di un piccolo editore che mi comunica l’uscita di un libro di un’autrice argentina. Ogni tanto capita anche a me, sebbene recensisca pochi libri. Diffido, per quanto l’e mail sembri molto corretta, non fa alcuna pressione o promessa. Do un’occhiata. Mariana Enriquez è una giornalista e scrittrice argentina quarantenne che collabora al supplemento Radar di Pagina 12. A fine maggio è uscita questa raccolta di tre racconti per le Edizioni Caravan in italiano. Pregiudizi a parte il titolo mi interessava, la trama mi incuriosiva. Ho iniziato a leggere e non ho smesso più. l’autrice incontra decisamente i miei gusti in campo letterario, la trama è precisa e comprensibile, i temi ed i punti di vista sono singolari ed avvincenti, lo stile asciutto non presenta niente altro che l’essenziale. Mi sono venuti in mente in sequenza libera gli aggettivi Weird, Fantastico, Punk, Horror; non esattamente: un po’ tutto questo ma con realismo, forse perché come dice lei El horror se ha vuelto más realista. Il primo racconto parla di un gruppo di ragazze adolescenti che si lasciano trasportare nell’ignoto attraverso una seduta spiritica e ne escono perplesse e segnate per il resto della vita, la seduta spiritica fa riemergere il mistero e l’orrore del recente passato nazionale. Intorno l’ambiente sociale di una Buenos Aires autentica, con i suoi contrasti e le differenze di classe registrate da un linguaggio giovanile smaccato ma mai stucchevole, con tutti i limiti che la traduzione impone. Nel secondo racconto donne dalle più disparate situazioni e condizioni creano un movimento segreto per darsi fuoco da sole: anche qui tante riflessioni hanno sfiorato la mia mente, dagli attentati suicidi, alle questioni di parità di genere fino al rapporto di dipendenza tra madre e figlia che può assumere risvolti morbosi. L’ultimo inizia in maniera molto convincente delineando l’universo mentale e ambientale di una donna che cambia mansioni e viene per caso assegnata all’Archivio dei bambini dispersi e scomparsi della città di Buenos Aires. Progressivamente il suo lavoro la incuriosisce e gli scomparsi diventano per lei un’ossessione, poi accade qualcosa di inaspettato…

Enriquez fa parte del gruppo di scrittori conosciuto come Nueva narrativa argentina. Pubblica con Planeta ad appena 19 anni Bajar es lo peor, poi dopo dieci anni Como desaparecer completamente (titolo che trovo geniale e che mi procurerò in qualche modo, pare che il tema della sparizione sia centrale per questa autrice…) ed infine nel 2011 Chicos que vuelven. Ora con questa piccola raccolta miracolosamente tradotta in italiano, che in prima battuta è uscita in Cile nel 2013, abbiamo la possibilità di accedere a delle storie intense, dense, brevi ma strutturate ad arte. Un barlume di speranza si accende in me, tra tanti necrologi di autori del boom pubblicati in giro da chiunque. Almeno nell’emisfero australe ogni tanto la letteratura sa ancora di autentico, di nuovo, di vita.

La tartaruga equestre

Testata_FrancescaMentre mi occupo del catalogo della biblioteca e della revisione della collezione mi capita spesso di imbattermi nei libri curati da Francesca Lazzarato. Una signora che da molti anni scrive e lavora nel campo editoriale: è stata editor per la Mondadori Ragazzi e collabora con la splendida casa editrice Orecchio Acerbo. Ha curato raccolte di fiabe popolari, ha scritto saggi sulla letteratura popolare e su quella per l’infanzia e scrive sulle pagine culturali di alcuni quotidiani occupandosi in modo particolare di letteratura latino americana e spagnola. E’ anche una attenta traduttrice dallo spagnolo e dal portoghese. Ora, dopo la collaborazione con le edizioni Sur, ha aperto un suo blog raccogliendo tutti gli articoli usciti negli ultimi anni  che parlano di letteratura spagnola e ispanoamericana. Il blog si chiama La tartaruga equestre e vale la pena darci una sbirciata.

Per una letteratura senza aggettivi

per_una_letteratura_senza_aggettivi_182Già in altri post è emersa la questione di cosa in un libro si considera “femminile” e per quale motivo la scrittura delle donne venga ancora messa in secondo piano nelle grandi Storie della Letteratura. Se ne potrebbe parlare per anni. Maria Teresa Andruetto se lo chiede a proposito di un’altra Cenerentola: la letteratura infantil o juvenil. Perché la letteratura “per bambini” o “per ragazzi” è considerata un genere secondario? Così nel suo libro edito dalla casa editrice Equilibri ci pone alcune questioni sul canone, un approccio che già trovo squisitamente argentino e mi incuriosisce:

Come ha detto Lotman la relazione fra il canonizzato ed il non canonizzato è sempre dialettica. Questo movimento vorticoso fa si che coloro che si trovano ai margini tendano ad occupare il centro lottando per far valere i propri modelli…

Andruetto ritiene il canone, fra le altre cose, come una lettura del presente tramite il passato, una scelta attraverso cui coscientemente o incoscientemente si pretende di scegliere cosa salvare dall’oblio, cosa insegnare alle future generazioni, per questo motivo lo ritiene un argomento particolarmente importante e delicato nel contesto della letteratura destinata ai ragazzi. Ma il rischio è che ciò che viene canonizzato si fissi e si irrigidisca e che nel mercato editoriale moderno venga sottoposto a innumerevoli copie e varianti sul tema per meri scopi di mercato. Il canone è anche uno strumento di controllo sociale: ciò che è giusto leggere. In questo senso l’autrice interpreta anche alcune classifiche dei “libri più venduti“, un canone effimero costruito dal marketing. Così se nell’attualità i punti di riferimento che abbiamo per la scelta di una lettura sono a tal punto sfilacciati, per venirne a capo non possiamo che tornare un passo indietro e porci la fatidica domanda: a cosa serve la finzione? A quanto pare la usiamo per cercare di comprenderci:

Un racconto è un viaggio che ci conduce in territori altrui, quindi è un modo per espandere i limiti della nostra esperienza, accedendo a un frammento di mondo che non è il nostro. […] Riflette una necessità molto umana, quella di non accontentarci di vivere una sola vita.

Il pericolo che corre la letteratura per ragazzi secondo l’autrice è proprio quello di essere definita a priori come destinata a bambini e ragazzi, e quindi di restare irretita dal solo scopo pedagogico o dall’urgenza di un tema o un problema specifico. Rischia di non parlarci più di umanità, di complessità e contraddizioni dell’essere mettendo in primo piano solo ragioni morali, politiche o di mercato:

I libri letterari, proprio per ciò che in sé hanno di letterario, viaggiano più lentamente. […] Questo succede perché la letteratura per la sua complessità, per la sua ambiguità e soprattutto per la sua particolarità, è un albero difficile da trapiantare. […] Se pensassimo sempre e solamente in termini di rapidità e di vendite non avremmo mai potuto sostenere una scrittura come quella di Borges, ad esempio. 

Un saggio stimolante, scorrevole, elegante. Uno di quei libri che nelle più disparate occasioni tornano in mente. Vale la pena conservarlo per poterlo rileggere al bisogno.

Maria Teresa Andruetto

Per una letteratura senza aggettivi

Equilibri, 2014

 

Conversazioni con Bioy Casares

Silvina Ocampo y Adolfo Bioy Casares (1) L’Ambasciata Argentina in Italia-Casa Argentina, Via Veneto 7, organizza giovedì 3 aprile 2014 alle ore 13, un brunch letterario per la presentazione del libro Sette conversazioni con Adolfo Bioy Casares, di Fernando Sorrentino, a cura di María José Flores Requejo. Sarà presente l’autore. Partecipano:
Ilaria Magnani – Università di Cassino
Armando Francesconi – Università di Macerata
Marco Solfanelli – Editore
Modera Laura Rizzo

Fernando Sorrentino (Buenos Aires, 1942-), è autore di svariati volumi di racconti, da La regresión zoológica (1969) a El crimen de San Alberto (2008), di un romanzo, Sanitarios centenarios (1979), e di un racconto lungo, Crónica costumbrista (1996). Sorrentino ha composto anche numerosi libri per l’infanzia e l’adolescenza. Scrittore, ma anche esperto di letteratura argentina e spagnola, ha pubblicato vari saggi sul tema e curato alcune antologie di narrativa. Fernando Sorrentino ha inoltre pubblicato le sue interviste con due dei principali esponenti della letteratura argentina del XX secolo: Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares. La sua opera è stata tradotta in varie lingue.

Adolfo Bioy Casares (Buenos Aires, 1914-1999), dopo varie esperienze letterarie giovanili da lui “rinnegate” pubblicò il suo primo romanzo importante, L’invenzione di Morel, nel 1940. Fino alla sua morte continuò a scrivere romanzi, racconti, miscellanee, saggi, un dizionario e memorie. Durante la loro amicizia di una vita, annotò le frequenti conversazioni che ebbe con Borges. Firmandosi con gli pseudonimi di H. Bustos Domecq e B. Suárez Lynch, Bioy e Borges scrissero, quasi come un divertissement letterario, cinque volumi di racconti.

Questo volume presenta per la prima volta in Italia un’intervista estesa che l’autore argentino Fernando Sorrentino ebbe con uno dei più grandi esponenti della letteratura argentina contemporanea, Adolfo Bioy Casares (nella foto con Silvina Ocampo). Le sette conversazioni fra i due autori ebbero luogo durante “sette sabato mattina” nell’anno 1988 e furono pubblicate in Argentina alcuni anni dopo, nel 1992. Sorrentino ebbe occasione di intervistare anche Jorge Luis Borges nel 1974 e le sette conversazioni con Borges furono tradotte in italiano nel 1999.

Le conversazioni con Bioy Casares non solo fanno scorgere la straordinaria personalità dell’autore argentino ma permettono anche di rivivere un’Argentina ed una Buenos Aires ormai scomparse, come quando Bioy parla del Martín Fierro e dei gauchos, dei testi dei tanghi “primitivi” e di quelli “canaglieschi” che non piacevano a Borges, delle latterie e delle scuderie sul viale Quintana. Ricordi e osservazioni che nelle sue parole assumono un tono non tanto nostalgico, quanto sociale, aneddotico, umoristico. Il libro di Sorrentino offre al lettore una visione privilegiata e quasi intima del pensiero di questo grande scrittore argentino del XX secolo.

Casa Argentina
Ambasciata Argentina in Italia
Via Veneto, 7
tel. 06 4873866
cultura@ambasciatargentina.it                 Roma Multietnica

La scoperta di Azul

articles-8301_thumbnailRinvenuto a Managua un esemplare originale di Azul, la raccolta di poesie edita nel 1888, capolavoro di Rubén Darío. Si tratta di un autentico tesoro poiché l’esemplare fa parte delle prime 500 copie edite a Valparaíso (Cile). La seconda edizione di Azul, infatti, realizzata direttamente da Darío in Nicaragua contiene numerose modifiche rispetto alla prima, come ad esempio l’inserimento di poemi in francese.

L’opera fu scoperta all’interno di una piccola biblioteca di famiglia da un erede che stava analizzandone documenti, libri e riviste antiche in quanto appartenenti al bisnonno. Nessun’altro prima in famiglia si era reso conto di possedere una prima edizione tanto preziosa.

Azul raccoglie poemi e racconti scritti da Darío in Cile fra il 1886 ed il 1889. L’ex ministro dell’Educazione, Carlos Tünnermann, ha detto che il ritrovamento è molto importante in quanto in Nicaragua dell’edizione originale sono conservati solo pochi esemplari.  Azul è il punto di partenza del modernismo ispanoamericano. L’originalità dell’opera consiste nell’innervare i componimenti di elementi estetici e stilistici derivanti da altre culture, in particolare quella francese. Una ricchezza di vocaboli ed immagini che Darío riesce ad amalgamare con perizia creando uno stile proprio, eccentrico e riconoscibile. Il modernismo sarà il primo movimento letterario latinoamericano originale che influenzerà direttamente la ex madrepatria Spagna.

Diana

Ho già avuto modo di parlare di Rubem Fonseca. Da poco la piccola casa editrice Urogallo di Perugia ha pubblicato il suo romanzo Il seminarista (2010). Visto che siamo in clima di festa della donna vi offro la traduzione di uno dei racconti inediti della raccolta sfortunatamente non tradotta in Italia che si intitola Ela e outras mulheres (2006).

Diana

Erano le tre di notte ed andai a prendere un caffè nell’unico locale aperto a quell’ora. Mi sedetti su uno sgabello del bancone e chiesi un caffè latte con pão na chapa1. Quel pane era una porcheria, pieno di lievito,e anche il caffè non era granchè, ma il pane ben tostato con il burro si lasciava mangiare.

La donna entrò mentre stavo prendendo il caffè, diede un’occhiata al bancone e si sedette al mio fianco. C’erano altri posti liberi. Era vestita di nero, aveva un trucco pesante, ma anche così si notava che era una donna giovane e carina. Doveva venire da una festa.

Mi chiamo Diana, disse, e tu?

Manoel.

Manoel? Lei sembrò sorpresa.

Mio padre si chiamava Manoel, mio nonno si chiamava Manoel. Il mio bisnonno si chiamava Manoel.

E tuo figlio?

Non ho figli. Ho un cane. Anche lui si chiama Manoel, ma io lo chiamo Mané, lui lo preferisce.

E tu cosa fai?

Niente, sono disoccupato.

E prima?

Sempre disoccupato. Ma so disegnare.

Allora fa un disegno per me, disse, prendendo il tovagliolo.

Mi serve una penna o una matita.

Diana chiese in prestito la penna al barista.

Mi mise davanti la penna ed il tovagliolo.

Disegnai un cane.

Questo è Mané, dissi.

Randagio?

Vero.

Posso tenere il disegno?

Si.

Ma lo voglio autografato.

Firmai Manoel sul tovagliolo.

Sono scema, disse.

Anche io, risposi.

Sto dicendo sul serio. Sono ninfomane. Sai che significa?

Si. Una donna che cerca compulsivamente l’orgasmo, senza riuscire ad averlo.

Questa è una definizione molto semplicistica.

Non è semplicistica, è solo semplice, e le definizioni semplici sono sempre le più corrette.

Noi ninfomani siamo persone impulsive. Vediamo un determinato uomo e vogliamo portarlo a letto. Non dirmi che non succede anche a voi? Solo che per gli uomini è più difficile soddisfare questo impulso, le donne resistono di più agli assalti. Ora, se io ti invito ad andare a letto non resisti, accetti, vero?

La guardai. Hai bevuto?

Ho bevuto champagne alla festa. Ma li c’erano solo uomini insipidi, e prima di fare la scelta sbagliata sono uscita.

Chiesi al barista un caffè doppio.

Bevi questo, dissi.

Lei prese il caffè. Pagai il conto.

Andiamo a fare un giro, dissi, non mi piace scopare donne ubriache.

Questo linguaggio mi arrapa, le parolacce mi arrapano.

Le strade erano vuote. Camminammo in silenzio.

Molte volte vogliamo solo soddisfare una fantasia sessuale, disse Diana. Oggi la mia fantasia è andare a letto con un uomo sadico, che mi prenda, mi minacci, mi dia qualche schiaffo, ma senza farmi troppo male. Tu sei questo tipo di uomo?

Forse.

Forse? O lo sei o non lo sei.

Lo sono. Più o meno.

Più o meno?

Vedrai. Vivi sola?

Si.

Il tuo edificio ha il portiere?

No.

Possiamo andare li?

Certo.

Arrivammo al suo appartamento.

Entrammo. Il posto era pulito, aveva un buon odore.

Lei prese una bottiglia di champagne dal frigorifero.

Posso bere un po’?

Un calice appena. Hai bisogno di rimanere lucida, così godi di più.

Lei prese due calici, pieni.

Andammo in camera. Il letto era di ferro, con una testata solida.

Non ho niente per farmi legare al letto. Devo strappare un lenzuolo. Ho alcune lenzuola vecchie da buttare.

Non è necessario, dissi, prendendo le manette dalla borsa. Ti ammanetto.

Manette? Che meraviglia. Sei un poliziotto?

No.

Dove le hai trovate?

Le ho comprate. Togliti i vestiti e sdraiati.

Mentre ammanettavo i suoi polsi alle sbarre della testata potei notare la perfezione del suo corpo. I seni erano piccoli e all’insù, anche se era sdraiata, non avevo mai visto ventre e cosce così perfette in tutta la mia vita.

Quanti anni hai?

Ventitré.

Mi tolsi i vestiti.

Tu sei grande, disse. Voglio dire, questa cosa.

Cerchi un orgasmo, no?

Si, disse lei, si.

Dopo aver leccato i suoi seni e la sua vagina, la penetrai lentamente e le diedi degli schiaffi in faccia, senza molta forza, ma anche così la sua faccia divenne rossa.

Che bello, che bello, disse Diana.

Questo non è niente. Ti stringo il collo e avrai una sensazione di morte in quel momento avrai l’orgasmo che non hai mai avuto in vita tua.

Voglio, voglio, disse lei, entusiasmata.

Strinsi lentamente il collo di Diana e sentii la sua vagina che si contraeva e poi un liquido abbondante inondò il mio pene.

Sto godendo, lei riuscì a dire, ansimante, mio Dio, sto godendo.

Strinsi di più il suo collo, e di più, con tutta la mia forza.

Quando ho sentito le ossa spezzarsi, sono venuto anche io, un godimento lungo e purificatore.

(Da Ela e outras mulheres Rubem Fonseca. Traduzione Alessandra De Luca e Daniela Scarpari)

1 Piccola baguette con burro riscaldata sulla piastra.

Festival di cinema e letteratura

Festival_del_cinema_e_letteratura_latino_americana_thumbAl Teatro Tor Bella Monaca di Roma, promosso dall’associazione  Nuovi Orizzonti Latini e dal Dipartimento IX Servizi Sociali della Provincia di Roma domani si apre un ciclo di eventi dedicati alla cultura latinoamericana.

Programma

martedì 8 ottobre OMAGGIO A JULIO CORTÀZAR

concerto Jazz a cura del musicista Fausto Ferraiuolo
canta Betty Gilmore

presentazione del libro Carta Carbone. Lettere ad amici scrittori
di Julio Cortázar
a cura di Luis Dapelo e della traduttrice, curatrice Giulia Zavagna

Vino d’onore offerto dall’Ambasciata Argentina.

proiezione del film Alejandra Pizarnik: Memoria iluminada, di Ernesto Ardito e Virna Molina
Argentina, 2011, 110’, V.O. Spagnolo. Sott. Italiano

Alejandra Pizarnik poetessa muore suicida il 25 settembre 1972, per un’overdose di seconal. Dopo la sua morte, lo scrittore argentino Julio Cortázar le dedicò la poesia Aquí Alejandra. Regista in sala

Durante il loro percorso cinematografico la coppia ha ricevuto oltre 30 premi internazionali; sono stati i primi cineasti argentini che hanno partecipato al concorso internazionale del Festival di Cinema Documentario di Yamagata, in Giappone; inoltre, hanno avuto l’onore di aprire il Robert Flaherty Film Seminar, il seminario di documentaristi più prestigioso al mondo.

mercoledì 9 ottobre OMAGGIO A JORGE AMADO

proiezione del film Capitães de areia/Capitani della spiaggia, di Cecília Amado, Brasile, 2012, 96’; V.O. Portoghese. Sott. Italiano. Dall’omonimo romanzo di Jorge Amado.

Abbandonati dalle loro famiglie, i capitani della spiaggia sono bambini o adolescenti che cercano di sopravvivere nel crudo universo delle strade di Salvador de Bahia.

proiezione del film Realtà e magia di Jorge Amado, di Silvana Palumbieri, 47’, 2012, Brasile/Italia. Dopp. Italiano

Realtà e magia di Jorge Amado di Silvana Palumbieri è prodotto da Rai Teche per il centenario della nascita di Jorge Amado E’ il primo lavoro realizzato in Europa sulla magnifica vicenda biografico- letteraria del grande scrittore brasiliano. Con la forma del Found footage Film nasce un variegato racconto, con le immagini dell’immensa memoria fantasmagorica del mondo posseduta dalle Teche che prendono un’inattesa rilevanza. Sono interviste e discorsi, spezzoni di documentari, news; brani di film, di teatro, lirici; foto, illustrazioni, dipinti. Regista in sala

giovedì 10 ottobre

proiezione del film Pantaleón y las Visitadoras/Pantaleón e le Visitatrici, di Francisco Lombardi, Perù, 202, 147’, V.O. Spagnolo, Sott. Italiano
con Angie Cepeda; Salvador Del Solar; Pilar Bardem; Monica Sánchez; Gianfranco Brero; Gustavo Bueno
tratto dell’omonima opera di Mario Vargas Llosa, Premio Nobel della Letteratura, 2010.

il capitano dell’esercito peruviano Pantaleón Pentoya viene chiamato ad una nuova missione: organizzare un servizio di ‘visitatrici’, ragazze pronte a soddisfare i bisogni sessuali dei ragazzi assegnati alle postazioni più remote nella giungla amazzonica. La cosa riesce con successo e anche lo stesso Pantaleón si trova ammaliato da una delle ragazze, la Colombiana. Ma una giornalista scopre l’organizzazione e inizia una campagna diffamatoria che metterà in crisi la fama integerrima e la vita coniugale del capitano.

Danze andine

proiezione del film Gringo Vecchio,di Jesús Puenzo
con Jane Fonda, Gregory Peck, Jimmy Smits, Salvador Sánchez. Luis Puenzo.
Genere: Western, 119 minuti – Produzione: USA 1989.

Tratto dall’omonimo romanzo Gringo Viejo di Carlos Fuentes (Panamá, 11 novembre 1928 – Città del Messico, 15 maggio 2012).

Siamo nel 1913, sullo sfondo tumultuoso della Rivoluzione Messicana, capeggiata da Pancho Villa; un’intrepida e frustrata zitella (Jane Fonda), un ex-giornalista e un coraggioso generale, si ritrovano inspiegabilmente uniti di fronte all’amore, alla morte e alla guerra in una di quelle vicende che capitano solo una volta nella vita

venerdì 11 ottobre

proiezione del documentario María Elena Walsh, sulla vita ed opera della cantante, poetessa, scrittrice e drammaturga argentina María Elena Walsh. Regia: Ernesto Ardito e Virna Molina; Argentina, 55’, 2012, V.O. Spagnolo, sott. Italiano

Il documentario percorre la sua adolescenza come precoce poetessa fino agli ultimi anni. Rinomata per i suoi libri per bambini, ha creato dei personaggi commoventi come Manuelita, la tartaruga che ha ispirato il film Manuelita (1999) con la regia di Manuel García Ferré. I suoi temi sono stati interpretati da Mercedes Sosa e Joan Manuel Serrat. Regista in sala

proiezione del film Bolaño cercano/Bolaño vicino, di Erik Haasnoot, Spagna/Messico, 2008, 40′, V.O. Spagnolo. sott. Italiano

La famiglia e gli amici più intimi dello scrittore cileno Roberto Bolaño dialogano sulla vita e svelano alcuni misteri sulla sua scrittura. Ambientato a Blanes, Barcellona e Messico DF, il documentario raccoglie le testimonianze di Carolina López (la moglie), dei figli di Roberto (Alexandra e Lautaro Bolaño), e degli scrittori: Antoni García Porta, Enrique Vila-Matas, Rodrigo Fresán e Juan Villoro. Regista in sala

Concerto dedicato ai poeti latinoamericani Pablo Neruda, Mario Benedetti, Alfonsina Storni, Alejandra Pizarnik, César Vallejo
con Eliana Sanna voce Martín Troncoso chitarra

 

 

Preghiere notturne

Preghiere-notturne

Un libro appagante, che ha le radici nei grandi classici della letteratura ispanoamericana e la leggerezza di un’opera immersa nella contemporaneità, veloce e scorrevole, sebbene parli di argomenti tutt’altro che lievi.
La storia si può a grandi linee dividere in due parti. Nella prima parte scopriamo le vicende ed i moti dell’animo di Manuel, giovane figlio secondogenito di una famiglia della classe media di Bogotà. La sua infanzia è pervasa da una cappa di consapevolezza depressiva: non è un figlio amato, anzi sembra quasi un intruso a malapena tollerato fino a quando sua sorella Juana non riesce a guardarlo per davvero, in profondità. Con lei si creerà il suo unico legame forte, ai limiti della morbosità, di contro ad un resto dell’umanità meschino e inaffidabile. La giovinezza di Manuel conferma questa sua intuizione infantile e lo costringe a mettere a fuoco la pochezza dei suoi genitori. Intanto l’ascesa del nuovo caudillo Uribe fa da sfondo ad un panorama umano desolante a cui solo Manuel assieme a Juana sembrano opporsi rifugiandosi in un mondo segreto, fatto di cinema d’autore, libri e murales abusivi.
Nella seconda parte del libro Juana scompare misteriosamente, un po’ alla volta, senza colpi di teatro, come se la sua coscienza e la sua presenza si dissolvessero sciogliendosi in un liquido. Manuel comincia ad avere dei sospetti ed a cercarla senza sosta. Si ritroverà in carcere a Bangkok, dove incontrerà il Console dell’Ambasciata colombiana a Nuova Dehli, alter ego dell’autore, che si farà coinvolgere nella ricerca della sorella. Da questo momento in poi emerge un po’ alla volta il punto di vista di Juana e la sua vicenda assume contorni sempre più torbidi e inquietanti…
La costruzione del libro è a mio avviso molto efficace, i personaggi sono presentati con maestria, si alternano pagine in cui il Console narra in prima persona la concatenazione di eventi che lo coinvolgono nella storia a pagine in cui Manuel racconta a lui le sue vicissitudini personali che lo hanno portato fino al carcere, ed altre misteriose pagine di un blogger sconosciuto, che solo alla fine del libro sveleranno il loro significato. La storia sembra meno cesellata nella seconda parte, ho trovato un po’ pleonastiche alcune scene in cui il Console partecipa a dei convegni letterari ed un po’ troppo approfondita a discapito della verosimiglianza la confessione di Juana ed il cavilloso racconto dei suoi giorni dal momento della scomparsa. Nonostante questi particolari il libro mantiene sempre un alto di livello di suspance ed è ricco di intelligenti riflessioni e di indagini introspettive che solo la buona letteratura sa capitalizzare. L’autore, Santiago Gamboa, è uno scrittore riconosciuto come uno dei più interessanti del panorama letterario latinoamericano attuale, ha 47 anni e vive tra Roma e Bogotà, ha già al suo attivo diversi romanzi tradotti in Italia: Perdere è una questione di metodo del 1998, Vita felice del giovane Estéban, Ottobre a Pechino, Gli impostori e Morte di un biografo del 2011 (titolo sublime!), edito dalle edizioni e/o come quest’ultimo. E’ doveroso riconoscere alla casa editrice e/o uno speciale merito nel mantenere da anni l’impegno di pubblicare autori latinoamericani di qualità a prescindere dalle mode del momento e dalle infinite tentazioni del mercato editoriale.

Eccentrica scoperta

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 Un po’ in sordina una casa editrice salernitana sta proponendo traduzioni insperate di validi autori latinoamericani da noi poco noti. Si tratta delle Edizioni Arcoiris con la collana Gli eccentrici, presentata recentemente nella bibliolibreria della Fiera Più Libri Più Liberi a Roma.

Segnalo un titolo che mi è parso molto avvincente dalla presentazione: il romanzo breve o racconto lungo Istantanee d’inquietudine di Norberto Luis Romero.

Intendo invece soffermarmi sull’affascinante operazione effettuata con l’Antologia Bagliori estremi. Microfinzioni argentine contemporanee curata da Anna Boccuti, ricercatrice all’università di Torino. Il libro offre una panoramica su un genere letterario che in Argentina sta avendo particolare seguito: la microfinzione – miniracconto, microracconto o come lo si vuole chiamare – è un racconto brevissimo, che in poche righe mescola o condensa sentenze, prosa poetica, aforismi, narrativa ed altro ancora e che si chiude in molti casi con un finale che lascia disorientato e impressionato il lettore. Molte le eredità ricevute dal genere, al punto che non lo si può dichiarare totalmente nuovo, ma le comunicazioni brevi tipiche dei social network e del web hanno dato impulso a quello che era sempre rimasto un esperimento più o meno isolato di alcuni autori, noti per essersi cimentati con altri tipi di scritture. Le microfinzioni dialogano spesso e volentieri con altri testi, un rimando intertestuale, una risposta che scaturisce dall’esigenza di brevità e genera un ampliamento dei significati del testo. Si può giocare a scovare i rimandi nella sezione dell’antologia intitolata Alla ricerca delle sorgenti.

Questi brevi scritti hanno frequentemente l’ambizione di portare per pochi momenti chi legge in mondi lontani o surreali; spesso leggendo ho avuto la sensazione di trovarmi davanti paesaggi tipici di certi quadri di Dalì e De Chirico, spazi ampi, rarefatti e bizzarri intrisi di contenuti e rimandi filosofici. Mi riferisco alla sezione intitolata Città, labirinti e altre geografie ad esempio, oppure a Linee di Maria Rosa Lojo o a Ciò che permane di Rosalba Campra.

Si respirano in altri punti tempi mitici in cui personaggi del passato remoto agiscono al di la del clichè, rivelando nuovi finali di storie note a tutti, è il caso di Questione di nomi di David Lagmanovich o di Divine metamorfosi di Patricia Calvelo; in altri ancora i protagonisti dei mondi di fiaba appaiono diversi da come impone la tradizione, si veda Tango del lupo di Eugenio Mandrini, oppure vi è uno spostamento spaziale ed una appropriazione entro i confini geografici latinoamericani di storie fondative dell’Europa, come in Immigrazione di Mario Goloboff, o ancora evocazioni del mondo del circo come metafora della natura umana.

Riscrittura, soggetti abbozzati per un racconto o per un film, piccole riflessioni rinchiuse in un diario segreto, esternazione di punti di vista, piccoli sfoghi, versi poetici, confessioni, questo è quello che appaiono di volta in volta queste opere. Testi aperti e incompiuti per principio, che hanno l’ardire di creare sensi inediti ed incuriosire il lettore; lo lasciano sospeso dentro una suggestione che dura poche righe per poi liberarlo ed abbandonarlo nel proprio labirinto mentale. Come avrete capito questo libro mi appare seducente e pericoloso come un libro di incantesimi: non si sa mai a quali esiti possa portare una di queste piccole microfinzioni, una diversa per ognuno e diverso l’effetto su ogni lettore.

Chi è Stato?

Pochi giorni fa la Casetta Rossa della Garbatella a Roma ha ospitato una singolare presentazione del libro di Emilio Barbarani dal titolo Chi ha ucciso Lumi Videla? Con la partecipazione, intensa e cordiale di Erri De Luca. E’ stato un incontro denso, doloroso e piacevole allo stesso tempo, in cui abbiamo potuto riflettere con una giusta distanza e con maggiore lucidità sugli anni in cui il mondo era diviso in due, ma, oltre ad essere diviso fra est ed ovest era anche in gioco fra testa e croce, capitalismo e socialismo reale, piatto come una moneta. In questo quadro qualsiasi angolo remoto poteva diventare strategico… così si è espresso Erri De Luca per introdurre il tema del libro, un fatto meno noto di quello di Enrico Calamai presso l’Ambasciata italiana di Buenos Aires, ma altrettanto importante.

Il luogo in cui si svolgono i fatti di questa autobiografia scritta come un romanzo è l’Ambasciata italiana di Santiago del Cile. Un giovane Barbarani, funzionario del Consolato generale d’Italia a Buenos Aires, viene trasferito d’urgenza all’Ambasciata a Santiago del Cile in cui risiede un unico Diplomatico: l’ambasciatore Tomaso de Vergottini, non accreditato, assistito dal personale dipendente, la cui metà non parla e non collabora con l’altra metà per motivi politici: “pinochetisti” contro “antipinochetisti”. Com’è noto, in quel momento per cercare di salvarsi la vita migliaia di persone affollano le ambasciate estere. Poi, progressivamente i golpisti consolidano il loro potere e le ambasciate cominciano a non accoglierli, tutte tranne quella italiana. L’Italia non ha mai riconosciuto il governo capeggiato da Augusto Pinochet, quindi i diplomatici non potevano essere accreditati, l’ambasciata risulta addirittura chiusa, nonostante ciò fino al 1975 continuerà ad accogliere i richiedenti asilo.

Nella notte tra il 4 e il 5 novembre 1974, il corpo di una donna di 24 anni viene scaricato nel giardino della villa di Miguel Claro, in cui sono già rifugiate centinaia di persone in fuga dal regime. Sono trascorsi circa 14 mesi dal Golpe militare di Pinochet. La donna viene riconosciuta: è il corpo senza vita di Lumi Videla, dirigente del Mir. Pochi giorni dopo i giornali come El Mercurio si affrettano ad aderire alla versione ufficiale che dell’accaduto danno i militari: durante un’orgia a cui partecipavano i richiedenti asilo all’interno dell’Ambasciata, Lumi è stata portata alla morte. Una tesi sfatata subito dall’assenza della stessa dalle liste dei richiedenti asilo.

In un clima inquietante fatto di spie, armi, amori e delatori continua il racconto di Barbarani, che curiosamente non ha avuto grande eco in Cile, qualcuno dice perché un tal colonnello “K” non ha mai ricevuto condanne e vive indisturbato a Santiago. Tuttora. Come nulla fosse…

Una stessa notte

L’argentino Leopoldo Brizuela vince il premio Alfaguara 2012. Su 785 manoscritti pervenuti l’ha spuntata il suo romanzo dal titolo Una misma noche, che racconta di una strana irruzione militare che si ripete nella stessa casa prima nel 1976, periodo della dittatura dunque non così infrequente, poi nel 2010. Leonardo Diego Bazán, il personaggio alter ego dello scrittore, presenzia a questi due inquietanti avvenimenti e decide di iniziare un’indagine per scoprire se ci sono connessioni fra le due vicende. Leopoldo Brizuela è nato a La Plata nel 1963, è già un autore e traduttore affermato in patria. La giuria ha voluto sottolineare “Lo stile mirabilmente contenuto dell’autore che, con economia espressiva, riesce a creare un testo perturbante ed ipnotico. Il romanzo tratta l’essenza del male e la corresponsabilità di ognuno nei casi di violenza ed ingiustizia”. L’autore a questo proposito dichiara: “Non cambierà la Storia del mio paese, ma almeno può far cambiare chi lo scrive e chi lo legge”.