El autor como avatar postorgánico

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Giovedì 19 marzo 2015 alle ore 17, presso il Dipartimento di Studi Europei, americani e interculturali si terrà il primo di un ciclo di incontri con scrittori e docenti universitari dal titolo El autor como avatar postorgánico: realidad virtual y literatura en la ciencia ficción mexicana. Durante il primo appuntamento si parlerà di fantascienza messicana con Teresa Lopez Pellisa dell’Universitat Autonoma di Barcelona.

L’incontro si terrà nell’aula 2 del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, al terzo piano della Facoltà di Lettere e FilosofiaTeresa López PellisaUniversitat Autònoma de BarcelonaDipartimento di Studi Europei, Americani e InterculturaliFacoltà di Lettere e Filosofia (terzo piano)Piazzale Aldo Moro, 5 –

 

La Fiesta del Chivo

Per festeggiare gli 82 anni di Tomas Milian, i responsabili del sito tomasmilian.it presentano un interpretazione inedita a molti, quella del cattivissimo dittatore dominicano Trujillo, nello splendido film “La Fiesta del Chivo” (2005). Inspiegabilmente mai distribuito in Italia il film, di produzione spagnola, verrà presentato in versione originale inglese con sottotitoli in italiano creati per l’occasione dallo staff del sito. Martedì 3 marzo al cineclub Detour ore 20.30.

info evento —> www.facebook.com/events/446870395460087

 

LA FIESTA DEL CHIVO

(The Feast of the Goat)

di Luis Llosa (UK/Spa./Rep. Dom., 2005, 120’, Eng. vers. sott. ita.)

La-fiesta-del-chivo

Tratto dal romanzo best-seller di Mario Vargas Llosa e tradotto per lo schermo dal cugino Luis Llosa, apprezzato regista di action movies. Urania Cabral, avvocato di Manhattan torna dopo 30 anni nella República Dominicana per affrontare i suoi fantasmi e le terrificanti circostanze che hanno alterato per sempre la sua vita durante la sua adolescenza, quando Rafael Leónidas Trujillo aka El Chivo (La Capra) governava il paese con il suo pugno di ferro. Dopo che Urania avrà affrontato il suo passato, nulla nella sua vita sarà più come prima. Grande cast internazionale con Isabella Rossellini nella parte di Urania, Tomas Milian in quella del dittatore Trujillo e Paul Freeman nei panni di Agustín Cabral.

Letteratura argentina per l’infanzia

odrargeLaboratorio di Letteratura argentina per ragazzi a cura di Cristina Blake e Marina Rivera. Il giorno 23 febbraio 2015 dalle 18 alle 20 si esploreranno le poetiche di autori e illustratori argentini con diverse estetiche della parola e dell’immagine, le cui opere sono rivolte al bambino ma anche al lettore adulto. In particolare: la rappresentazione del bambino in alcune opere di Lujàn, María Teresa Andruetto e Isol. Destinatari dell’incontro sono gli operatori dell’infanzia, i docenti, i bibliotecari, genitori, attori ed insegnanti (costo 25 euro).

Cristina Blake Laureata in Lettere e docente. Dal 1990 lavora come professoressa e ricercatrice presso la catedra di Didáctica de la Lengua y la Literatura nella Universidad de La Plata e direttrice della Licenciatura en Enseñanza de la Lengua y la Literatura de la Universidad Nacional de San Martín. Realizza seminari, conferenze e corsi. Ha scritto diversi articoli e pubblicato sei libri su Didattica della lingua e letteratura e Letteratura argentina per l’infanzia.

Marina Rivera Laureata in Comunicazione Visiva all’Università degli Studi di La Plata. Dal 1993 vive in Italia. Si occupa di progettazione grafica e comunicazione. Nel settore dell’infanzia collabora con istituzioni pubbliche e private quali Museo di zoologia di Roma, Regione Abruzzo, Comune e Biblioteche di Roma, Museo Archeologico di Chieti, Università di L’Aquila, Legambiente, ELI Editrice, Sinnos.

Informazioni:

Libreria Odradek via dei Banchi Vecchi 57 tel 06 683345

 

Semplicemente geniale

gutierrez

Alla Casa delle Traduzioni mercoledì 3 dicembre ore 12 primo incontro con il pubblico italiano di Vicente Battista dopo la recentissima pubblicazione del suo primo romanzo in lingua italiana per Voland, dal titolo Semplicemente Gutiérrez. Con l’autore dialoga la traduttrice Marika Marianello.
Il protagonista Gutiérrez è un ghost-writer che dietro numerosi pseudonimi scrive libretti senza alcun valore letterario su commissione dell’ avido editore Marabini. Ha un solo interlocutore in carne ed ossa con cui si concede riflessioni filosofiche e una piccola tribù di amici virtuali. Per il resto Gutiérrez conduce un’esistenza angusta e abitudinaria, con una sola ambizione: scrivere il suo romanzo autentico che nemmeno i correttori, un esercito di faccendieri senza identità, oseranno modificare. Purtroppo però quel romanzo è destinato a restare tragicamente senza pubblico. Semplicemente Gutiérrez è un libro sul mondo editoriale, sul rapporto tra letteratura alta e di consumo, sulla problematica del doppio, sulla lucida e paranoica angoscia di stampo kafkiano, ma anche un metaromanzo sull’alienazione che rivela l’autoreferenzialità del mondo della letteratura.
Vicente Battista è nato a Buenos Aires nel 1940. Scrittore e sceneggiatore argentino, è redattore della rivista letteraria El escarabajo de oro, e direttore di Nuevos Aires, rivista che ha fondato insieme a Mario Goloboff nel 1970. Ha scritto diverse raccolte di racconti e tre romanzi: El libro de todos los engaños (1984), Siroco (1985) e Sucesos argentinos (1995). Di questi ultimi due esistono due traduzioni in francese: Siroco (1993), Editions Le Mascaret, e Le tango de l’homme de paille (2000), Gallimard. Attualmente tiene una rubrica settimanale nel Suplemento Literario Télam dal titolo «Escritores y escrituras». Nel 1995 ha ricevuto il Premio Planeta.

Quando parlavamo coi morti

MarianaRicevo un’e mail dall’ufficio stampa di un piccolo editore che mi comunica l’uscita di un libro di un’autrice argentina. Ogni tanto capita anche a me, sebbene recensisca pochi libri. Diffido, per quanto l’e mail sembri molto corretta, non fa alcuna pressione o promessa. Do un’occhiata. Mariana Enriquez è una giornalista e scrittrice argentina quarantenne che collabora al supplemento Radar di Pagina 12. A fine maggio è uscita questa raccolta di tre racconti per le Edizioni Caravan in italiano. Pregiudizi a parte il titolo mi interessava, la trama mi incuriosiva. Ho iniziato a leggere e non ho smesso più. l’autrice incontra decisamente i miei gusti in campo letterario, la trama è precisa e comprensibile, i temi ed i punti di vista sono singolari ed avvincenti, lo stile asciutto non presenta niente altro che l’essenziale. Mi sono venuti in mente in sequenza libera gli aggettivi Weird, Fantastico, Punk, Horror; non esattamente: un po’ tutto questo ma con realismo, forse perché come dice lei El horror se ha vuelto más realista. Il primo racconto parla di un gruppo di ragazze adolescenti che si lasciano trasportare nell’ignoto attraverso una seduta spiritica e ne escono perplesse e segnate per il resto della vita, la seduta spiritica fa riemergere il mistero e l’orrore del recente passato nazionale. Intorno l’ambiente sociale di una Buenos Aires autentica, con i suoi contrasti e le differenze di classe registrate da un linguaggio giovanile smaccato ma mai stucchevole, con tutti i limiti che la traduzione impone. Nel secondo racconto donne dalle più disparate situazioni e condizioni creano un movimento segreto per darsi fuoco da sole: anche qui tante riflessioni hanno sfiorato la mia mente, dagli attentati suicidi, alle questioni di parità di genere fino al rapporto di dipendenza tra madre e figlia che può assumere risvolti morbosi. L’ultimo inizia in maniera molto convincente delineando l’universo mentale e ambientale di una donna che cambia mansioni e viene per caso assegnata all’Archivio dei bambini dispersi e scomparsi della città di Buenos Aires. Progressivamente il suo lavoro la incuriosisce e gli scomparsi diventano per lei un’ossessione, poi accade qualcosa di inaspettato…

Enriquez fa parte del gruppo di scrittori conosciuto come Nueva narrativa argentina. Pubblica con Planeta ad appena 19 anni Bajar es lo peor, poi dopo dieci anni Como desaparecer completamente (titolo che trovo geniale e che mi procurerò in qualche modo, pare che il tema della sparizione sia centrale per questa autrice…) ed infine nel 2011 Chicos que vuelven. Ora con questa piccola raccolta miracolosamente tradotta in italiano, che in prima battuta è uscita in Cile nel 2013, abbiamo la possibilità di accedere a delle storie intense, dense, brevi ma strutturate ad arte. Un barlume di speranza si accende in me, tra tanti necrologi di autori del boom pubblicati in giro da chiunque. Almeno nell’emisfero australe ogni tanto la letteratura sa ancora di autentico, di nuovo, di vita.

La tartaruga equestre

Testata_FrancescaMentre mi occupo del catalogo della biblioteca e della revisione della collezione mi capita spesso di imbattermi nei libri curati da Francesca Lazzarato. Una signora che da molti anni scrive e lavora nel campo editoriale: è stata editor per la Mondadori Ragazzi e collabora con la splendida casa editrice Orecchio Acerbo. Ha curato raccolte di fiabe popolari, ha scritto saggi sulla letteratura popolare e su quella per l’infanzia e scrive sulle pagine culturali di alcuni quotidiani occupandosi in modo particolare di letteratura latino americana e spagnola. E’ anche una attenta traduttrice dallo spagnolo e dal portoghese. Ora, dopo la collaborazione con le edizioni Sur, ha aperto un suo blog raccogliendo tutti gli articoli usciti negli ultimi anni  che parlano di letteratura spagnola e ispanoamericana. Il blog si chiama La tartaruga equestre e vale la pena darci una sbirciata.

Diana

Ho già avuto modo di parlare di Rubem Fonseca. Da poco la piccola casa editrice Urogallo di Perugia ha pubblicato il suo romanzo Il seminarista (2010). Visto che siamo in clima di festa della donna vi offro la traduzione di uno dei racconti inediti della raccolta sfortunatamente non tradotta in Italia che si intitola Ela e outras mulheres (2006).

Diana

Erano le tre di notte ed andai a prendere un caffè nell’unico locale aperto a quell’ora. Mi sedetti su uno sgabello del bancone e chiesi un caffè latte con pão na chapa1. Quel pane era una porcheria, pieno di lievito,e anche il caffè non era granchè, ma il pane ben tostato con il burro si lasciava mangiare.

La donna entrò mentre stavo prendendo il caffè, diede un’occhiata al bancone e si sedette al mio fianco. C’erano altri posti liberi. Era vestita di nero, aveva un trucco pesante, ma anche così si notava che era una donna giovane e carina. Doveva venire da una festa.

Mi chiamo Diana, disse, e tu?

Manoel.

Manoel? Lei sembrò sorpresa.

Mio padre si chiamava Manoel, mio nonno si chiamava Manoel. Il mio bisnonno si chiamava Manoel.

E tuo figlio?

Non ho figli. Ho un cane. Anche lui si chiama Manoel, ma io lo chiamo Mané, lui lo preferisce.

E tu cosa fai?

Niente, sono disoccupato.

E prima?

Sempre disoccupato. Ma so disegnare.

Allora fa un disegno per me, disse, prendendo il tovagliolo.

Mi serve una penna o una matita.

Diana chiese in prestito la penna al barista.

Mi mise davanti la penna ed il tovagliolo.

Disegnai un cane.

Questo è Mané, dissi.

Randagio?

Vero.

Posso tenere il disegno?

Si.

Ma lo voglio autografato.

Firmai Manoel sul tovagliolo.

Sono scema, disse.

Anche io, risposi.

Sto dicendo sul serio. Sono ninfomane. Sai che significa?

Si. Una donna che cerca compulsivamente l’orgasmo, senza riuscire ad averlo.

Questa è una definizione molto semplicistica.

Non è semplicistica, è solo semplice, e le definizioni semplici sono sempre le più corrette.

Noi ninfomani siamo persone impulsive. Vediamo un determinato uomo e vogliamo portarlo a letto. Non dirmi che non succede anche a voi? Solo che per gli uomini è più difficile soddisfare questo impulso, le donne resistono di più agli assalti. Ora, se io ti invito ad andare a letto non resisti, accetti, vero?

La guardai. Hai bevuto?

Ho bevuto champagne alla festa. Ma li c’erano solo uomini insipidi, e prima di fare la scelta sbagliata sono uscita.

Chiesi al barista un caffè doppio.

Bevi questo, dissi.

Lei prese il caffè. Pagai il conto.

Andiamo a fare un giro, dissi, non mi piace scopare donne ubriache.

Questo linguaggio mi arrapa, le parolacce mi arrapano.

Le strade erano vuote. Camminammo in silenzio.

Molte volte vogliamo solo soddisfare una fantasia sessuale, disse Diana. Oggi la mia fantasia è andare a letto con un uomo sadico, che mi prenda, mi minacci, mi dia qualche schiaffo, ma senza farmi troppo male. Tu sei questo tipo di uomo?

Forse.

Forse? O lo sei o non lo sei.

Lo sono. Più o meno.

Più o meno?

Vedrai. Vivi sola?

Si.

Il tuo edificio ha il portiere?

No.

Possiamo andare li?

Certo.

Arrivammo al suo appartamento.

Entrammo. Il posto era pulito, aveva un buon odore.

Lei prese una bottiglia di champagne dal frigorifero.

Posso bere un po’?

Un calice appena. Hai bisogno di rimanere lucida, così godi di più.

Lei prese due calici, pieni.

Andammo in camera. Il letto era di ferro, con una testata solida.

Non ho niente per farmi legare al letto. Devo strappare un lenzuolo. Ho alcune lenzuola vecchie da buttare.

Non è necessario, dissi, prendendo le manette dalla borsa. Ti ammanetto.

Manette? Che meraviglia. Sei un poliziotto?

No.

Dove le hai trovate?

Le ho comprate. Togliti i vestiti e sdraiati.

Mentre ammanettavo i suoi polsi alle sbarre della testata potei notare la perfezione del suo corpo. I seni erano piccoli e all’insù, anche se era sdraiata, non avevo mai visto ventre e cosce così perfette in tutta la mia vita.

Quanti anni hai?

Ventitré.

Mi tolsi i vestiti.

Tu sei grande, disse. Voglio dire, questa cosa.

Cerchi un orgasmo, no?

Si, disse lei, si.

Dopo aver leccato i suoi seni e la sua vagina, la penetrai lentamente e le diedi degli schiaffi in faccia, senza molta forza, ma anche così la sua faccia divenne rossa.

Che bello, che bello, disse Diana.

Questo non è niente. Ti stringo il collo e avrai una sensazione di morte in quel momento avrai l’orgasmo che non hai mai avuto in vita tua.

Voglio, voglio, disse lei, entusiasmata.

Strinsi lentamente il collo di Diana e sentii la sua vagina che si contraeva e poi un liquido abbondante inondò il mio pene.

Sto godendo, lei riuscì a dire, ansimante, mio Dio, sto godendo.

Strinsi di più il suo collo, e di più, con tutta la mia forza.

Quando ho sentito le ossa spezzarsi, sono venuto anche io, un godimento lungo e purificatore.

(Da Ela e outras mulheres Rubem Fonseca. Traduzione Alessandra De Luca e Daniela Scarpari)

1 Piccola baguette con burro riscaldata sulla piastra.

Eccentrica scoperta

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 Un po’ in sordina una casa editrice salernitana sta proponendo traduzioni insperate di validi autori latinoamericani da noi poco noti. Si tratta delle Edizioni Arcoiris con la collana Gli eccentrici, presentata recentemente nella bibliolibreria della Fiera Più Libri Più Liberi a Roma.

Segnalo un titolo che mi è parso molto avvincente dalla presentazione: il romanzo breve o racconto lungo Istantanee d’inquietudine di Norberto Luis Romero.

Intendo invece soffermarmi sull’affascinante operazione effettuata con l’Antologia Bagliori estremi. Microfinzioni argentine contemporanee curata da Anna Boccuti, ricercatrice all’università di Torino. Il libro offre una panoramica su un genere letterario che in Argentina sta avendo particolare seguito: la microfinzione – miniracconto, microracconto o come lo si vuole chiamare – è un racconto brevissimo, che in poche righe mescola o condensa sentenze, prosa poetica, aforismi, narrativa ed altro ancora e che si chiude in molti casi con un finale che lascia disorientato e impressionato il lettore. Molte le eredità ricevute dal genere, al punto che non lo si può dichiarare totalmente nuovo, ma le comunicazioni brevi tipiche dei social network e del web hanno dato impulso a quello che era sempre rimasto un esperimento più o meno isolato di alcuni autori, noti per essersi cimentati con altri tipi di scritture. Le microfinzioni dialogano spesso e volentieri con altri testi, un rimando intertestuale, una risposta che scaturisce dall’esigenza di brevità e genera un ampliamento dei significati del testo. Si può giocare a scovare i rimandi nella sezione dell’antologia intitolata Alla ricerca delle sorgenti.

Questi brevi scritti hanno frequentemente l’ambizione di portare per pochi momenti chi legge in mondi lontani o surreali; spesso leggendo ho avuto la sensazione di trovarmi davanti paesaggi tipici di certi quadri di Dalì e De Chirico, spazi ampi, rarefatti e bizzarri intrisi di contenuti e rimandi filosofici. Mi riferisco alla sezione intitolata Città, labirinti e altre geografie ad esempio, oppure a Linee di Maria Rosa Lojo o a Ciò che permane di Rosalba Campra.

Si respirano in altri punti tempi mitici in cui personaggi del passato remoto agiscono al di la del clichè, rivelando nuovi finali di storie note a tutti, è il caso di Questione di nomi di David Lagmanovich o di Divine metamorfosi di Patricia Calvelo; in altri ancora i protagonisti dei mondi di fiaba appaiono diversi da come impone la tradizione, si veda Tango del lupo di Eugenio Mandrini, oppure vi è uno spostamento spaziale ed una appropriazione entro i confini geografici latinoamericani di storie fondative dell’Europa, come in Immigrazione di Mario Goloboff, o ancora evocazioni del mondo del circo come metafora della natura umana.

Riscrittura, soggetti abbozzati per un racconto o per un film, piccole riflessioni rinchiuse in un diario segreto, esternazione di punti di vista, piccoli sfoghi, versi poetici, confessioni, questo è quello che appaiono di volta in volta queste opere. Testi aperti e incompiuti per principio, che hanno l’ardire di creare sensi inediti ed incuriosire il lettore; lo lasciano sospeso dentro una suggestione che dura poche righe per poi liberarlo ed abbandonarlo nel proprio labirinto mentale. Come avrete capito questo libro mi appare seducente e pericoloso come un libro di incantesimi: non si sa mai a quali esiti possa portare una di queste piccole microfinzioni, una diversa per ognuno e diverso l’effetto su ogni lettore.

Una stessa notte

L’argentino Leopoldo Brizuela vince il premio Alfaguara 2012. Su 785 manoscritti pervenuti l’ha spuntata il suo romanzo dal titolo Una misma noche, che racconta di una strana irruzione militare che si ripete nella stessa casa prima nel 1976, periodo della dittatura dunque non così infrequente, poi nel 2010. Leonardo Diego Bazán, il personaggio alter ego dello scrittore, presenzia a questi due inquietanti avvenimenti e decide di iniziare un’indagine per scoprire se ci sono connessioni fra le due vicende. Leopoldo Brizuela è nato a La Plata nel 1963, è già un autore e traduttore affermato in patria. La giuria ha voluto sottolineare “Lo stile mirabilmente contenuto dell’autore che, con economia espressiva, riesce a creare un testo perturbante ed ipnotico. Il romanzo tratta l’essenza del male e la corresponsabilità di ognuno nei casi di violenza ed ingiustizia”. L’autore a questo proposito dichiara: “Non cambierà la Storia del mio paese, ma almeno può far cambiare chi lo scrive e chi lo legge”.

LOS DIAS MAS FELICES

Segnalo l’uscita del libro di Rodrigo Hasbún, a mio avviso uno dei più interessanti giovani talenti selezionati dalla Rivista Granta en español, purtroppo non sono ancora riuscita a procurarmelo…ma qualcuno molto più autorevole di me lo ritiene un libro importante:

« No es un buen escritor. Es uno de los grandes.»

Jonathan Safran Foer

«Rodrigo Hasbún: recuerden este nombre.»

Edmundo Paz Soldán

MOMENTO INTRINSECO E ARBITRARIO

Sempre più spesso mi stupisco nel constatare quante profonde connessioni esistano fra Fisica, Letteratura e Filosofia e soprattutto quanto si stiano sempre di più interlacciando nella contemporaneità. Forse semplicemente perché dietro tutto questo ci siamo noi, gli esseri umani che ostinatamente cercano risposte e si nutrono di misteri.

La recente e casuale scoperta nei laboratori del Gran Sasso ha riportato in tutto il mondo alla ribalta il neutrino, quello di Majorana, quello che ha una massa. Ora sappiamo che con tutta probabilità raggiunge velocità superiori a quella della luce. Lo scorso aprile il caso della “scomparsa misteriosa e unica di Majorana” (F. Battiato – Mesopotamia) è stato riaperto dalla Procura di Roma, a 73 anni di distanza.

Nel 2006 il fisico ucraino Olaf Zaslavskii propose un’ipotesi suggestiva sulla scomparsa di Majorana. Il fisico avrebbe organizzato una “sparizione quantistica”, secondo principi di casualità e di probabilità, escludendo le certezze.  Lo scienziato è sia vivo che morto, dipende dall’osservatore, come il famoso gatto di Schrödinger: suicidato, fuggito all’estero, rapito, monaco in un convento, collaborazionista. L’ipotesi trae spunto dalla meccanica quantistica secondo cui le particelle del mondo subatomico hanno una doppia essenza: possono comportarsi come onde o come particelle. In questo ambito regna il principio di indeterminazione di Heisenberg, una legge fisica secondo la quale non è possibile seguire il destino di una singola particella ma, solo in termini statistici, di un numero consistente di esse. Secondo il fisico ucraino Majorana, profondo conoscitore di Pirandello, avrebbe messo in scena un “dramma quantistico” attribuendosi contemporaneamente il ruolo di protagonista e di spettatore.

Il fisico (o metafisico?) siciliano è stato di recente riconosciuto in una fotografia del 1950 accanto ad Adolf Eichmann, uno dei peggiori criminali di guerra nazisti. I due si trovano sul ponte del piroscafo Giovanna C., partito da Genova con destinazione Buenos Aires.  L’immagine, che era stata pubblicata da Simon Wiesenthal nel libro Giustizia, non vendetta, è stata analizzata accuratamente dalla scientifica, che ha rilevato numerosissime convergenze con una foto del giovane Majorana. Wiesenthal non era riuscito a dare un nome al personaggio con gli occhiali da sole vicino ad Eichmann, la distanza fra i due è abbastanza ravvicinata, ma non è detto che si conoscano. Si deve comunque considerare che Majorana, alcuni anni prima di scomparire, a Lipsia conobbe il fisico Werner Heisemberg, notoriamente simpatizzante del nazionalsocialismo,che aveva esercitato su di lui un grandissimo fascino.

A quanto pare, dopo aver rinnovato il passaporto e ritirato diverse mensilità di stipendio, Majorana fugge in Argentina, e vive a Buenos Aires senza cambiare identità. La “pista argentina” del caso Majorana prende avvio nel ’78 da un articolo di Giulio Gullace pubblicato sul settimanale Oggi, tre anni dopo l’uscita del libro di Sciascia dal titolo La scomparsa di Majorana. L’articolo riportava la testimonianza del professor Carlos Rivera, dell’Istituto di fisica dell’università cattolica di Santiago del Cile, che raccontava di aver conosciuto a Buenos Aires una donna il cui figlio, laureando in ingegneria, sosteneva di essere amico dell’italiano Ettore Majorana, che aveva lavorato con Fermi ed aveva lasciato l’Italia proprio in seguito a contrasti con lui. Il professor Rivera però non riesce a incontrare questa persona che dice di essere il fisico scomparso perché il giorno dopo parte per l’Europa. Dopo quattro anni torna a Buenos Aires, ma trova la porta di casa della madre dell’ingegnere sprangata; i vicini lo avvisano che i due sono “scomparsi”, probabilmente vittime della polizia peronista. Nel 1960 il professor Rivera è di nuovo a Buenos Aires, all’Hotel Continental. Mentre prende appunti su un tovagliolo di carta un cameriere incuriosito gli dice di conoscere un altro cliente che ha l’abitudine di scrivere formule su pezzi di carta: si chiama Ettore Majorana ed è un fisico molto importante fuggito dall’Italia, a volte passa a prendere un caffè in Hotel.

Nel 1974, a Taormina, Blanca de Mora, vedova dello scrittore guatemalteco Miguel Angel Asturias, stupisce tutti raccontando «Ma come vi ponete ancora dei problemi su Ettore Majorana? A Buenos Aires lo conoscevamo in tanti: fino a che vi ho vissuto, lo incontravo a volte in casa delle sorelle Manzoni, discendenti del grande romanziere».
Purtroppo Eleonora Cometta-Manzoni, matematica e amica di Majorana, all’epoca era già morta. Il fisico e biografo di Majorana, Erasmo Recami nel 1980 riesce a contattare la sorella Lilò Cometta Manzoni de Herrera, professoressa di lettere a Caracas, che però dice di non ricordare un Majorana tra le conoscenze di Eleonora, ma non era molto interessata alle sue frequentazioni nel mondo scientifico.  Ci sono altri indizi della presenza di Majorana in Argentina, ma non verificabili. Si sollevano anche dubbi sulla testimonianza di Rivera.

Ma sono stati i dieci punti «coincidenti» e una «compatibilità ereditaria» a convincere i magistrati romani a riaprire l’inchiesta sulla scomparsa di Majorana. Una foto scattata in Venezuela nel 1955 ha riaperto la pista sudamericana. Nel 2008 un uomo telefona alla trasmissione Chi l’ha visto? affermando di averlo frequentato, ma a lui si presentò come signor Bini e dichiara: <<Nell’aprile del 1955 partii per Caracas, poi andai a Valencia con un mio amico siciliano, che mi presentò un certo Bini. Ho collegato Bini e Majorana grazie al signor Carlo, un argentino. Mi disse: “Ma lo sai chi è quello? Quello è uno scienziato. Quello ha una capoccia grande che tu neanche ti immagini. Quello è il signor Majorana”. Si erano conosciuti in Argentina. Era di media altezza, con i capelli bianchi, pochi e ondulati. Era timido, preferiva stare in silenzio. Poteva avere sui 50 – 55 anni. Parlava romano ma si vedeva che non era romano. Si vedeva anche che era una persona colta. Sembrava un principe. Io certe volte gli dicevo: “Ma che cavolo campi a fa. Ti vedo sempre triste”. Lui diceva che lavorava, andavamo a mangiare, poi stava 10-15 giorni senza farsi sentire. Aveva una macchina gialla una Studebacker. Pagava solo la benzina, altrimenti sembrava che non avesse mai una lira. Ogni tanto gli dicevo: “Ci tieni tanto alla tua macchina e c’hai tutta sta carta”. Erano fogli con numeri e virgole, sbarramenti. Lui non voleva mai farsi fotografare e siccome dovevo prestargli 150 bolivar gli ho fatto una specie di ricatto, in cambio gli ho chiesto di farsi fare una foto con me per mandarla alla mia famiglia. Era più basso di me. Quando ho trovato la foto ho deciso di parlare, sennò era inutile che dicevo che avevo conosciuto Majorana>>. Il Ris ha confermato che «Dalle sovrapposizioni sono emerse similitudini somatiche compatibili con la trasmissione ereditaria padre-figlio». Sarà molto difficile, ma i magistrati ritengono che valga comunque la pena nel 2011 tentare ricerche in Venezuela ed Argentina, per individuare la tomba del Signor Bini- Majorana. Se lo guardiamo dall’Italia Ettore Majorana è scomparso misteriosamente 73 anni fa, probabilmente è morto. Dall’Argentina, invece, ha vissuto una vita tranquilla ed in relativo incognito almeno fino alla fine degli anni ’50. Se lo guardiamo dal libro di Wiesenthal potrebbe sembrarci un pericoloso collaborazionista dei nazisti, soprattutto per via delle sue conoscenze. Ma guardato attraverso le lettere scritte di suo pugno e riportate nel libro del fisico João Magueijo sembrerebbe alquanto improbabile. Siamo effettivamente precipitati in un intrigo quantistico, squisito dal punto di vista letterario, probabilmente architettato dallo stesso protagonista. Chissà se a Borges è mai capitato di incontrare un tano che scriveva formule ovunque ed amava Pirandello?